Bruxelles – Il Parlamento di Strasburgo ha approvato la ratifica dell’accordo sul clima di Parigi, il Cop21, da parte dell’Unione Europea. L’Aula ha detto sì con 610 voti a favore, 38 contrari e 31 astenuti. Ora il Consiglio può adottare formalmente la decisione tramite una procedura scritta d’urgenza così che l’Ue possa insieme ai 7 Stati membri che hanno completato il processo di ratifica, possano depositare venerdì 7 ottobre gli strumenti di ratifica presso la sede delle Nazioni Unite a New York. In questo modo l’accordo di Parigi entrerà in vigore in tempo per la conferenza sul clima Cop 22 a Marrakech dal 7-18 novembre 2016.
“Oggi l’Unione Europea ha trasformato l’ambizione in azione per il clima. L’accordo di Parigi è il primo del suo genere e non sarebbe stato possibile se non fosse per l’Unione europea. Oggi abbiamo continuato a dar prova di leadership e dimostrare che, insieme, possiamo fare in modo che l’Ue riesce a portare a termine i suoi obiettivi”, ha esultato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. “Per la ratifica degli accordi di Kyoto ci sono voluti 8 anni, noi abbiamo raggiunto l’obiettivo nove mesi dopo Parigi”, ha rivendicato il presidente del Parlamento Martin Schulz.
“Sono lieto di vedere una ratifica così rapida degli accordi di Parigi, un comportamento così sollecito è una grossa conquista per qualunque accordo internazionale, ed è ancor più significativo perché affronta una delle criticità più importati dei tempi moderni”, ha dichiarato il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo intervento a Strasburgo organizzato negli ultimi giorni dopo un invito di Schulz.
“Il cambiamento climatico è il compito centrale della nostra generazione”, ha affermato prima del voto il capogruppo dei popolari Manfred Weber. Gianni Pittella a nome del gruppo S&D ha chiesto all’Europa di essere “un progetto al servizio di una vita migliore”, e per questo oggi si assume una “responsabilità storica”, ma “dobbiamo darci altri impegni ancora più ambiziosi”. Il capogruppo liberale Guy Verhofstadt ha addirittura paragonato l’accordo di Parigi alla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 perché “dimostra che multilateralismo può funzionare e che un governo mondiale non è un sogno come alcuni pensano”, e anche che “l’Europa può essere una guida per tutto il mondo”. “Un passo avanti ma che non basterà”, ha detto Piernicola Pedicini del Movimento 5 Stelle, secondo cui bisogna “abbandonare un modello assurdo basato su crescita illimitata in un mondo che ha risorse illimitate”.
Fino ad oggi in tutto 62 parti, pari al 51.89% delle emissioni globali, avevano già formalmente depositato gli strumenti di ratifica, ma per l’entrata in vigore era necessario superare la soglia del 55%. Sette Stati membri dell’Ue hanno già completato i loro processi di approvazione a livello nazionale: Ungheria, Francia, Slovacchia, Austria, Malta, Portogallo e Germania. Questi 7 Stati rappresentano circa il 5% delle emissioni globali e ora con la ratifica dell’Unione si potrà formalizzare la loro ratifica e così superare la soglia del 55% permettendo l’entrata in vigore definitiva dell’Accordo di Parigi. L’Ue si è impegnata a ridurre del 40% le emissioni entro il 2030.