Bruxelles – Prevedere un regolamento di condotta più preciso, rendere davvero autonomo il comitato etico, allungare il periodo di tempo in cui gli ex commissari debbano rendere conto alla Commissione europea dei loro incarichi. Per una volta l’Aula del Parlamento europeo di Strasburgo è tutta dello stesso parere: l’esecutivo comunitario deve attrezzarsi con strumenti più rigorosi per evitare conflitti di interesse dei suoi ex componenti, come quelli che nelle ultime settimane hanno coinvolto l’ex presidente José Manuel Barroso e l’ex commissaria, Neelie Kroes. Casi che hanno aumentato la diffidenza dei cittadini nei confronti delle istituzioni Ue, cosa che di questi tempi, è convinto il Parlamento europeo, davvero non ci si può permettere.
“I cittadini hanno l’impressione che per le élite si applichino leggi diversi che per il cittadino comune”, sottolinea Peter Simon per i Socialisti e Democratici, insistendo sulla necessità di “contrastare questa situazione che si diffonde e che mette a repentaglio l’accettazione di tutto il sistema”. “La fiducia è scossa, bisogna rimettere al centro la difesa dell’interesse generale altrimente non solo crescerà l’eurofobia ma verranno rigettate anche le nostre istituzioni democratiche”, avvisa anche il co-presidente dei Verdi, Philippe Lamberts, secondo cui Barroso e Kroes danneggiano l’Ue quanto e più di Nigel Farage e Marine Le Pen. E allora? Come agire su questi casi?
I liberali stilano una vera lista di priorità per evitare che in futuro commissari ed ex commissari possano ancora violare le regole. Primo, 18 mesi in cui un ex commissario deve comunicare all’esecutivo Ue i suoi futuri incarichi “sono troppo pochi”, sostiene a nome dell’Alde, Jean-Marie Cavada, citando l’esempio del Canada dove a ex-ministri ed ex-deputati è vietato fare attività di lobby per cinque anni. Secondo, continua il deputato liberale, “il comitato ad hoc della Commissione può essere consultato solo dalla Commissione mentre dovrebbe essere indipendente e sovrano e avere potere di intervenire autonomamente”.
Simili le richieste della Sinistra Unita Gue che chiede alla Commissione “esperti indipendenti” e un periodo di transizione per gli ex commissari di tre anni. Occorre poi, insiste il deputato Gue, Dennis De Jong, che la Commissione europea porti i casi di Barroso e Kroes davanti alla Corte di Giustizia europea per “ritirare loro la pensione visto che guadagnano abbastanza con le loro dubbie amicizie”.
“La Commissione europea deve fare di più, il codice di condotta dei commissari è troppo generico”, lamenta a nome del Ppe anche l’eurodeputato, Tadeusz Zwiefka: “Cosa significa – chiede ad esempio – ‘interessi di famiglia’? Che tipo di legami ci rientrano?”. Chiarire elementi come questo, spiega, aiuterebbe anche la commissione giuridica del Parlamento europeo che a inizio mandato deve confermare se un candidato commissario soddisfa i requisiti richiesti. Più che sulla modifica delle regole, i conservatori insistono invece sulle sanzioni: “Nonostante tutto – critica l’eurodeputato Ecr, Barnd Lucke – non si fa nulla su queste violazioni: cosa fa la Commissione? Che sanzioni prende? Che pene vengono comminate?”.
Il commissario agli Affari economci, Pierre Moscovici, presente in Aula ascolta tutto ma pare poco convinto dallo slancio moralizzatore degli eurodeputati. “Condivido le vostre idee ma c’è qualche esagerazione che può essere temperata”, risponde a fine dibattito chiedendo di “non fare di tutta l’erba un fascio”. Ci sono “errori che possono essere deplorevoli – dice – ma non bisogna agire in modo affrettato, abbiamo regole molto chiare e molto più severe di quelle che si applicano in tutte le altre istituzioni europee e negli Stati membri”. Insomma le regole non sono il problema, anche perché, riporta Moscovici, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker “pensa che nessun cambiamento del codice avrebbe potuto prevenire” casi come quelli di Barroso e Kroes.