Bruxelles – È un coro unanime quello che si leva dal Parlamento di Strasburgo contro la possibilità che la Commissione europea sospenda parte dei fondi strutturali di Spagna e Portogallo per il 2017, in quanto i due Paesi non hanno rispettato gli obiettivi di deficit. Dai popolari fino ai Verdi e alla Gue è un coro di no a quella che l’esecutivo di Bruxelles afferma essere non una scelta politica ma una decisione dettata da un “obbligo giuridico” a cui non ci si può sottrarre.
“La possibile sospensione dei fondi non è una sanzione, ma parte di un’ampia gamma di misure che include una condizionalità ex ante”, misure che fanno parte di un regolamento “approvato da Consiglio e Parlamento”, afferma la commissaria alle politiche regionali, Corina Creţu, in audizione insieme al vicepresidente Jyrki Katainen davanti alle commissioni parlamentari per gli Affari economici e le Politiche regionali del Parlamento di Strasburgo. Lo ricorda come a dire “sono regole che avete approvato voi e che ora noi siamo tenuti a applicare”. “Vorrei garantirvi che la sospensione di parte dei fondi strutturali non avrà impatto a breve termine sui programmi strutturali”, in quanto “si riferirà solo a parte degli impegni del 2017, ovvero soldi che dovranno essere elargiti entro il 2020”, prova a rassicurare la commissaria. Ma Spagna e Portogallo, continua Creţu, “si sono impegnati a fare una proposta di bilancio entro il 15 ottobre prossimo” che rispetti i limiti imposti dal Patto di Stabilità, o che comunque avvii i Paesi verso la strada del risanamento, e quando quello avverrà, garantisce, “abbandoneremo immediatamente la sospensione”, e “gli impegni congelati saranno messi a bilancio e torneranno a disposizione dei due Paesi”.
La Commissione “ha l’obbligo giuridico di agire”, le fa eco Katainen ricordando che per quanto riguarda le sanzioni, che pure erano contemplate, l’esecutivo di Bruxelles ha optato per non proporle, proprio perché riconosceva il fatto che i due Paesi hanno fatto finora fin troppi sacrifici in nome dell’austerità.
Ma queste argomentazioni non hanno convinto i deputati. La sospensione dei fondi strutturali “deve essere tenuta come ultima spiaggia”, e “non è una misura automatica”, ma anzi una scelta “che avrà conseguenze politiche”, in un Paese come il Portogallo ad esempio “che verrebbe toccato al cuore visto che i due terzi dei suo investimenti sono fatti con fondi europei”, attacca il popolare Lambert van Nistelrooij che ha invitato la Commissione “a non punire gli obiettivi sbagliati, ovvero i beneficiari ultimi di questi fondi, città e regioni, quando avete deciso di non punire lo Stato”, non comminando le sanzioni.
Di “misura assurda e poco intelligente” parla Andrea Cozzolino del Pd secondo cui questa norma “è una espressione della vecchia Commissione”, un compromesso “che abbiamo accettato allora ma a cui come commissione Affari regionali siamo sempre stati contrari”.
“Sono sanzioni ingiuste, assurde e pericolose”, per Younous Omarjee della sinistra unita Gue: “Ingiuste perché fanno pagare alle regioni il duro prezzo di decisioni politiche di bilancio non di loro competenza, assurde perché i fondi strutturali devono favorire la crescita e gli investimenti in regioni meno sviluppate che spesso hanno gravi problemi”, e pericolose “perché la politica di coesione non deve essere messa a servizio di Stati che vogliono vigilare e punire”. Questa scelta “divide l’Europa e annacqua la solidarietà tra gli stati membri”, e questo “in seguito all’esito del referendum britannico sulla Brexit sarebbe un segnale completamente sbagliato che comporterebbe un danno notevole”, dice la Verde Monika Vana.
“Noi del Movimento 5 Stelle critichiamo lo stesso principio della macrocondizionalità, ingiustamente penalizzante per le autorità locali quando il disavanzo pubblico è per la maggior parte causato dalle autorità centrali”, dichiara Rosa D’Amato che si dice “sconcertata per l’applicazione di criteri ragionieristici”. “È così che volete così combattere l’euroscetticismo? Sono Paesi che hanno bisogno di solidarietà e voi così li ripagate?”, chiede. “Il Parlamento vi sta dicendo che non ci sono le condizioni per applicare questa regola”, riassume la discussione Mercedes Bresso del Pd aggiungendo “il fatto che siete un esecutivo non significa che siete meri esecutori, o se lo siete lo siete anche della volontà del Parlamento, e noi vi diciamo di non farlo”.