Bruxelles – Nella polveriera mediorientale, l’Unione europea aumenta gli sforzi per tentare di stabilizzare almeno l’Afghanistan. Per martedì 4 e mercoledì 5 ottobre, Ue e governo afghano hanno convocato a Bruxelles 70 Paesi e una ventina di organizzazioni internazionali per una conferenza che punta non solo a raccogliere fondi a sostegno dell’Afghanistan, ma anche a mandare un forte messaggio politico a sostegno della pace e della stabilità nella regione. Condizioni che, sebbene ancora lontane, oggi appaiono più raggiungibili che in passato, visti gli incoraggianti progressi registrati in diversi settori dalla fine del regime talebano ad oggi. Dal 2001, ad esempio, l’accesso alla sanità è passato dal 9% al 57% circa della popolazione, l’aspettativa di vita è passata da 44 anni a 60, mentre la presenza di alunni nelle scuole è cresciuta di dieci volte, raggiungendo oggi gli 8 milioni di studenti di cui il 39% circa sono donne. E ancora: la mortalità materna è crollata dell’80%, le donne occupano oggi il 27% dei seggi in Parlamento e il Prodotto interno lordo procapite è passato da 120 a 624 dollari dal 2001 ad oggi.
Nonostante i progressi però molto rimane ancora da fare. Secondo il Fondo monetario internazionale, negli ultimi anni la crescita del Pil si è bloccata passando da una media del 10% tra il 2002 e il 2012 all’1,3% del 2014 e all’1,5% del 2015. Il Paese inoltre dipende ancora fortemente da aiuti esterni: le entrate proprie del governo si aggirano intorno ai 2 miliardi di dollari l’anno, cioè appena il 10% del Pil, contro i 5 miliardi all’anno di fondi internazionali che arrivano per la sicurezza e i 4 miliardi l’anno di aiuti allo sviluppo. Rimangono elevatissime nel Paese povertà e disoccupazione, con il 39% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà e un tasso di disoccupazione che si aggira intorno al 39%. Non a caso gli afghani sono stati, lo scorso anno, la seconda nazionalità per sbarchi sulle coste europee con oltre 267mila arrivi irregolari.
In questa fase, per l’Ue è importante che Kabul rafforzi la legittimità democratica delle proprie istituzioni, riesca ad aumentare la fiducia nel governo da parte dei cittadini e riformi la legge elettorale in modo da garantire elezioni davvero aperte e trasparenti. Dal governo afghano, Bruxelles si aspetta un vero cammino di riforme e tenterà di incoraggiarlo mercoledì garantendo appoggio politico al più alto livello possibile. Alla conferenza di mercoledì parteciperanno tra gli altri il segretario di Stato americano, John Kerry e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, oltre al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, all’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, al presidente afghano, Ashraf Ghani e al capo dell’esecutivo, Abdullah Abdullah.
Sostegno non solo politico ma anche finanziario. Nel corso della conferenza, il commissario europeo per la Cooperazione internazionale, Neven Mimica, firmerà con il ministro delle Finanze afghano, Ekill Ahmad Hakimi un contratto da 200 milioni di euro. Fondi che l’Ue vuole mettere a disposizione del governo per consentirgli di finanziare le sue priorità per lo sviluppo strategico del Paese. L’esborso dei soldi sarà condizionato al rispetto di alcuni requisiti in quattro diverse aree (ordine pubblico, quadro macroeconomico, gestione delle finanze pubbliche e trasparenza). Dal 2002, l’Unione europea ha fornito oltre 3 miliardi di aiuti umanitari all’Afghanistan, diventando il quarto donatore a livello internazionale per il Paese. Kabul è anche il maggiore beneficiario dell’assistenza allo sviluppo europea: insieme agli Stati membri, l’Ue contribuisce con oltre 1 miliardo l’anno allo sviluppo del Paese.
Tra le questioni che finiranno sul tavolo degli incontri tra Ue e rappresentanti del governo afghano ci sarà anche quella del rimpatrio dei migranti irregolari nel Paese. In tutto il 2016, l’Afghanistan ha riaccolto volontariamente soltanto 5mila persone sulle 267mila arrivate in Europa. Troppe poche per un’Europa ancora in piena crisi migratoria. Già alla vigilia della conferenza, Ue e Kabul hanno stretto un accordo che dovrebbe velocizzare il rimpatrio dei migranti che non hanno il diritto di essere considerati rifugiati: l’Afghanistan si impegna a riaccogliere i migranti che non hanno ottenuto il diritto di asilo nell’Ue e a fornire i documenti a coloro che non li hanno nel giro di un mese. I costi di rimpatrio dovrebbero essere coperti dall’Ue. Queste le idee, domani a Bruxelles si comincerà a discutere di come mettere in pratica l’intesa siglata.