Bruxelles – È il vento la nuova risorsa su cui punta l’Unione europea. L’energia generata dal vento è il pilastro fondamentale su cui poggia il processo di transizione delle politiche energetiche europee. Ne è convinto il vicepresidente della Commissione Ue per l’Unione energetica, Maroš Šefčovič, che, durante il Wind Europe Summit 2016 di Amburgo, ha sottolineato come l’Europa sia sulla strada giusta e che “non si tornerà indietro. La transizione energetica è qui per rimanerci e segnare una sfida globale che ora ispira le migliori menti al mondo”.
“Stiamo raggiungendo gli obiettivi sia dell’Unione energetica che dell’Energiewerde, (il programma di transizione energetica del governo tedesco, n.d.a.), ma abbiamo bisogno di fare di più. Il vento è una fonte naturale per l’energia in Europa. Più riusciamo a sfruttarla e più indipendente dal punto di vista energetico sarà l’Europa”.
La modernizzazione dell’economia europea passa per le energie rinnovabili, come ricordano anche le linee guida della Commissione Juncker che vuole fare dell’Europa un continente leader in questo settore. “Per molti anni sembrava che fosse un lusso piuttosto che una necessità, discutere di qualità dell’aria, acqua, o risorse naturali nei nostri discorsi pubblici”, ha detto il vicepresidente Šefčovič. L’obiettivo è che l’Unione europea entro il 2030 produca l’energia da fonti rinnovabili almeno per il 27%, così da ridurre le emissioni del 40% entro lo stesso anno.
A che punto si trova l’Europa sul fronte delle energie rinnovabili? Lo spiega l’ultimo rapporto del Committee to the Environment, il Ce Delfth, una società di consulenza di governi e Ong che si occupa di ambiente, da cui emerge un crescente aumento del ricorso alle energie rinnovabili nell’Ue, un’area in cui il ruolo dei consumatori di energia diventerà sempre più determinante. “Diventeranno protagonisti attivi”, si legge nello studio, “Un numero sempre crescente di famiglie, organizzazioni pubbliche e piccoli imprenditori vogliono produrre energia, rispondere ai cambiamenti della domanda o immagazzinare energia nei momenti di eccesso di offerta”.
L’avvicinamento dell’Europa e del mondo verso un processo di allontanamento dai modelli energetici basati sul carbone, sicuramente apre la strada a una crescita del settore delle energie rinnovabili, tuttavia si legge nel rapporto “non si riesce ad andare a fondo nel cambiamento né a stabilire quale ruolo hanno i prosumer dell’energia”, nuovi soggetti economici che nascono dall’unione tra produttore e consumatore.
“La nostra economia cresce del 46% dal 1990 mentre abbiamo ridotto le emissioni provocate dall’effetto serra del 24% e questa è una buona notizia”, ha dichiarato Šefčovič, “Inoltre, qualcosa come 9 milioni di nuovi posti di lavoro nel 2014 sono legati al processo di transizione a un sistema basato su basse emissioni di carbonio. Si prevede che per il 2030 questo tipo di posti di lavoro saranno 18 milioni”. Tutto questo non accadrà in maniera automatica, ma attraverso un percorso già delineato dalla Strategia per l’Unione energetica del 2015.