Bruxelles – L’Italia non collabora abbastanza con gli altri Paesi mettendo a disposizione dati che potrebbero essere utili per combattere terrorismo e reati gravi. Il rimprovero arriva dalla Commissione europea che ha deciso di aprire nei confronti del nostro Paese una procedura di infrazione per questo motivo. In particolare l’Italia è colpevole di non avere messo pienamente in atto la Decisione di Prum che mira a rafforzare la cooperazione transfrontaliera tra la polizia e le autorità giudiziarie dei paesi dell’Unione europea. La decisione, che risale al 2008, chiede che i Paesi si impegnino a garantire accesso automatizzato ai profili Dna, che rendano disponibili i dati sulle impronte digitali, e alcuni dati nazionali sull’immatricolazione dei veicoli. La decisione doveva essere pienamente messa in atto entro agosto 2011, ma l’Italia, così come Croazia, Grecia, Irlanda e Portogallo, non ha assicurato lo scambio automatico di informazioni in almeno due delle tre categorie di dati.
La procedura di infrazione per l’Italia, e anche per gli altri quattro Stati, è ancora alla fase iniziale. Per ora la Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora chiedendo al Paese di rispondere entro due mesi. Se le risposte non saranno soddisfacenti l’esecutivo comunitario potrà procedere ad un parere motivato ed eventualmente portare la questione davanti alla Corte di giustizia. La messa in atto da parte di tutti gli Stati della Decisione di Prum è anche un tassello della cosiddetta Agenda europea della Sicurezza della Commissione europea.
L’Italia è stata anche deferita alla corte Ue di giustizia per non aver versato al bilancio Ue 2,1mln di euro di dazi doganali sui prodotti del tabacco nel 1997. Nel 2008 l’Italia aveva notificato a Bruxelles di non essere stata in grado d raccogliere e quindi versare al bilancio Ue il dovuto. Insieme all’Italia sono state portate davanti alla Corte anche Olanda e Gran Bretagna per lo stesso motivo. In totale tra i tre Paesi non sono stati versati al bilancio Ue 23,3mln.