Due aggettivi. Patetici e schizofrenici. Contestualizziamo. I governi nazionali da un lato difendono una sovranità inesistente e dall’altro non possono affrontare i problemi e chiedono “soluzioni europee” ma non intendono dare all’Unione i poteri e le competenze necessarie per agire. Hanno paura di perdere peso politico. Non hanno il coraggio di fare quanto sarebbe necessario. La scelta di cedere altri poteri e competenze all’Unione è politica e l’Unione politica è ancora un tabù per la maggior parte dei Capi di Stato e di governo europei. Abbiamo già un legislativo federale, Roberto Castaldi si riferisce al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea, che decide oltre il 70% della legislazione. Abbiamo un sistema giudiziario federale, la Corte di Giustizia, le cui sentenze sono già vincolanti e direttamente applicabili. Abbiamo una Banca Centrale Europea. Ci manca “solo” il governo. Ora abbiamo la Commissione, embrione di un governo parlamentare federale, e il Consiglio europeo, embrione di una presidenza collegiale dell’Unione. Il modo di prendere le decisioni politiche importanti non è federale. Basterebbe abolire completamente l’unanimità e applicare sempre il voto a maggioranza qualificata – anche sulla riforma dei Trattati – e ridare all’Unione i poteri fiscali che la prima Comunità (del Carbone e dell’Acciaio) aveva, attribuendole la competenza effettiva (esclusiva) sulla politica estera e di sicurezza per avere una Repubblica federale. Gli Stati Uniti d’Europa. Molti pensano che gli gli Stati Uniti d’Europa siano un sogno irrealizzabile, ma solo perché non si accorgono di vivere già in una incompiuta Res publica europea.
Consapevolezza. Visione. Coraggio. Tre parole che indicano un piccolo elenco non tassativo delle caratteristiche che i governi europei, salvo qualche eccezione tra cui possiamo includere quella italiana, non hanno e che dovrebbero avere soprattutto in questo momento. La crisi economica in Europa ha una radice istituzionale. Torniamo alla necessità di avere un unico governo federale per tutta l’Unione. Accanto alla Banca Centrale Europea deve esserci un governo federale responsabile della politica economica. Un governo responsabile della politica europea in generale. L’Unione europea è la prima potenza commerciale, il secondo centro di risparmio e ha il miglior sistema di istruzione di base del mondo. L’Europa unita può essere una potenza economica, un modello di società aperta, fondata sulla solidarietà sociale e la condivisione della sovranità in grado di influenzare l’evoluzione dell’ordine mondiale. Dobbiamo scegliere se contribuire a plasmare il nuovo ordine e se subirlo semplicemente. In gioco sono i valori della libertà e della democrazia. Chi li ha a cuore, non può che impegnarsi per l’unità dell’Europa. E’ un impegno comune che sa soli non è possibile portare avanti. Insieme lo è. È una grande sfida culturale, che richiede di liberarsi del “nazionalismo metodologico”, ovvero dell’abitudine a guardare tutto da una prospettiva nazionale, anche quando questa impedisce di capire cosa stia succedendo. Liberarsi dal nazionalismo metodologico significa aprirsi al cambiamento e al confronto. Come singoli Stati abbiamo grossi limiti. Uniti, non li abbiamo. Nove è il titolo di questo articolo in questo blog, Il nono di una serie di articoli dedicati a delle conversazioni, più o meno politicamente scorrette, con chi ancora crede nella bellezza dell’idea di Europa e nella necessità pratica degli Stati Uniti d’Europa.
Roberto Castaldi è presidente del Movimento Federalista Europeo della Toscana, insegna all’università, ha un blog su “l’Espresso”, e dirige le ricerche del CesUE. Quando avevo 15 anni sono entrato a far parte della Gioventù Federalista Europea e poi del Movimento Federalista Europeo, fondato da Altiero Spinelli nel 1943. È ancora un ottimo modo di impegnarsi per l’Europa con altri che condividono l’obiettivo. Ognuno può essere un opinion-maker nella sua cerchia sociale e familiare, a scuola, al lavoro, alla società sportiva, al circolo culturale, ecc. Qualcuno leggendo potrà pensare che siamo ingenui a credere che i cittadini possono fare la propria parte per contribuire all’unità europea. In tempo di euroscetticismo ogni piccola azione conta. Penso al Bar Europa. I cittadini hanno un ruolo enorme. Oggi il futuro dell’Europa si decide in un confronto a viso aperto tra nazionalismo ed europeismo. Tra chiusura ed apertura agli altri e al cambiamento. La Manifestazione europeista del 25 marzo 2017 a Roma in occasione dei 60 anni dei Trattati di Roma sarà una grande opportunità per dire a tutti che l’Europa non va celebrata, ma rifondata su basi democratiche e federali. Il mondo non aspetta l’Europa e se non vogliamo diventare la periferia del mondo, i perdenti della globalizzazione, abbiamo urgente bisogno dell’unità politica dell’Europa. Lo abbiamo detto anche con un altro federalista. Lo ripetiamo. Per essere uniti dobbiamo essere una comunità. L’Europa stessa si fonda su un’idea di comunità, di quartiere, di città, di regione, di Paese, che supera i confini nazionali, si rafforza e progredisce nello stare assieme.