Bruxelles – Dopo gli scandali dell’ex presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, passato a lavorare per Goldman Sachs con cui aveva contatti segreti quando era ancora in carica, e della ex commissaria Nelie Kroes che non solo è andata a lavorare per Uber, ma si è anche scoperto che aveva una società offshore mai dichiarata, Bruxelles prova a aumentare la trasparenza nel suo rapporto con le lobby per placare le polemiche. La Commissione europea ha proposto di rendere obbligatoria l’iscrizione nel registro per la trasparenza di tutti i lobbisti che vogliono avere un contatto ad alto livello con rappresentanti di tutte e tre le istituzioni Ue. “I cittadini hanno il diritto di sapere chi cerca di influenzare il processo legislativo dell’Ue. Proponiamo una regola semplice: nessuna riunione con i responsabili politici se prima non ci si è iscritti nel registro. Attraverso il registro, il pubblico potrà vedere chi svolge attività di lobbismo, chi rappresenta e quanto spende”, ha dichiarato il primo vicepresidente Frans Timmermans.
Al momento il registro esiste già per le attività di lobby in Commissione e nel Parlamento, ma l’iscrizione è soltanto volontaria. L’esecutivo ha proposto perciò un accordo interistituzionale che propone che, per la prima volta, tutte e tre le istituzioni, compreso il Consiglio, siano soggette alle stesse norme minime. In base alla proposta, che fa seguito a una consultazione pubblica durata 12 settimane che ha raccolto 1.758 risposte, di cui 975 da singoli cittadini e 783 da organizzazioni, gli incontri con i responsabili politici delle tre istituzioni saranno subordinati alla previa iscrizione nel registro per la trasparenza. E non parliamo solo di commissari e deputati, il provvedimento riguarderà anche i membri di gabinetto dei commissari e i direttori generali per la Commissione, i segretari generali e i direttori generali del Parlamento e dei gruppi politici, nonché quelli del Consiglio Ue. Il provvedimento non sarà esteso alle rappresentanze permanenti degli Stati membri, tranne che per quella dello Stato con la presidenza di turno dell’Unione e dello Stato a cui spetta il prossimo turno della guida dell’Ue.
“Con la trasparenza riguardo l’attività di lobby nella presidenza dell’Ue attuale e quella successiva, nonché in tutti i livelli più alti del Consiglio, si può avere un’idea piuttosto precisa della direzione che stanno prendendo le discussioni e su di sta cercando di influenzarle”, ha garantito Timmermans.
Ma le Ong non sembrano soddisfatte dei passi in avanti. Le riforma del registro della trasparenza “aveva un grande potenziale”, ma è “una delusione”, per Corporate Europe Observatory che critica il fatto che “la proposta limita ancora il divieto di incontrare lobbisti non registrati ai massimi livelli della Commissione, il che significa che la stragrande maggioranza degli incontri delle lobby sarà ancora fuori dal radar e lobbisti non registrati possono continuare a fare il loro lavoro in maniera indisturbata”.
“Questa prima tappa è apprezzabile ma insufficiente per ritrovare la fiducia dei cittadini”, ha dichiarato l’eurodeputato Sven Giegold secondo cui le istituzioni dovrebbero pubblicare ad esempio “accanto ad ogni provvedimento legislativo l’elenco dei gruppi di interesse che sono stati incontrati durante il processo di scrittura” della direttiva.