Bruxelles – Nonostante il flusso di migranti in arrivo verso l’Europa sia in calo, i controlli alle frontiere introdotti da alcuni Stati europei possono essere mantenuti. A dirlo è la Commissione europea che ha analizzato le misure messe in atto da Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Lo scorso maggio i cinque Paesi sono stati autorizzati ad una sospensione di Schengen, grazie al ricorso all’articolo 29 del Codice frontiere Schengen, che consente agli Stati di mantenere i controlli alle frontiere interne per un massimo di due anni (tramite periodi di sospensione di 6 mesi prorogabile non più di tre volte), in caso sussistano “gravi carenze” nella protezione delle frontiere esterne dell’Ue. Nonostante il termine dei primi sei mesi non sia ancora scaduto, la Commissione ha analizzato la situazione, trovando che i controlli sono stati “proporzionati e limitati”.
“I controlli alle frontiere sono stati necessari”, ha commentato il commissario europeo all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, secondo cui “gli attuali controlli rimangono all’interno delle condizioni stabilite dalle regole di Schengen”. La valutazione, ha comunque ricordato la Commissione, non significa che il 12 novembre, quando scadranno i primi sei mesi, i cinque Stati membri saranno autorizzati a mantenere ancora i controlli. L’obiettivo dell’Ue, ha insistito Avramopoulos, è quello di tornare ad un piano funzionamento dell’area Schengen senza controlli alle frontiere interne “il prima possibile”.