Bruxelles – Per il momento si trattava di fissare l’asticella del livello comune di ambizione e di mettere le idee sul tavolo. Poi spetterà all’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, tirare le somme e trasformare le proposte in un piano di azione concreto per rafforzare la Difesa comune europea. È stato un incontro interlocutorio ma fondamentale quello che ha riunito a Bratislava i ministri dei Ventotto per un incontro informale. Un primo passo avanti, verso la riunione, questa volta formale, del prossimo 15 novembre, alla quale Mogherini dovrebbe arrivare con un piano d’azione concreto da fare approvare ai ministri della Difesa, per poi portarlo sul tavolo della riunione dei leader europei il 15 e 16 dicembre.
“È stato un incontro molto molto importante, non una ministeriale normale ma eccezionale”, ha sottolineato a fine riunione Mogherini, spiegando che sul tavolo ci sono stati “temi molto concreti, molto costruttivi, proposte comuni e idee su come andare avanti con la cooperazione Ue in materia di Difesa”. Uno scambio che ha dato esiti positivi: “Abbiamo concordato oggi tutti e Ventotto – ha sottolineato l’Alto rappresentante – che andremo avanti presentando un piano” che si focalizzerà su “passi pratici, concreti, operativi e pragmatici da fare all’interno dei trattati esistenti”. Una puntualizzazione non casuale quella del consenso a Ventotto, viste le reazioni del Regno Unito quando si parla di una maggiore integrazione e, peggio che mai, di un esercito comune su cui il Regno Unito ha minacciato di porre il suo veto.
“Continueremo a opporci a qualsiasi idea di un esercito europeo o di un quartier generale per un esercito europeo che non farebbe altro che minare la Nato che deve restare la pietra angolare della nostra Difesa e di quell’Europa”, ha ribadito il ministro britannico Michael Fallon, arrivando a Bratislava. Una dichiarazione più per i media che per i colleghi, visto che quello dell’esercito europeo rimane soltanto uno spettro che aleggia sulla riunione ma senza mai entrare davvero nella discussione. “Oggi nelle tre ore di riunione con i ministri non ho mai sentito una volta la parola ‘veto’, non ho sentito la parola ‘bloccare’ e non ho mai sentito la parola ‘esercito’”, ha provato a fare ordine Mogherini a fine riunione.
Sul tavolo invece, passi più piccoli, ma certo più concreti, su come rafforzare le capacità comuni di difesa. A fare la parte del leone nella discussione, Francia e Germania, che hanno avanzato da settimane e illustrato oggi ai colleghi, una proposta comune per rivitalizzare la politica di sicurezza e difesa europea, basandosi sulla “cooperazione strutturata permanente”, una possibilità già prevista dal Trattato di Lisbona ma mai utilizzata, che consente ad un numero ristretto di Paesi di rafforzare la loro reciproca collaborazione nel settore militare. Sullo stesso concetto si basa anche la proposta dell’Italia, che ha voluto portare al vertice un contributo messo a punto dai ministeri degli Esteri e della Difesa, che immagina una “Unione europea per la Difesa” realizzata dai Paesi con “un livello di ambizione più alto”, sul modello dell’accordo di Schengen. Roma arriva anche ad immaginare una “Forza multinazionale europea” permanente, sempre con la partecipazione degli stati più volonterosi, che costituisca il nucleo di una futura forza integrata a livello europeo. Viste le possibili convergenze, i ministri di Italia, Francia e Germania si sono anche incontrati in un trilaterale a margine della ministeriale: “La loro proposta, visto che il nostro paper ha molti punti armonizzabili col loro documento, è stata quella di lavorare subito a tre per poi aggregare altri”, ha spiegato Pinotti dopo l’incontro.
Il ministro italiano ha riassunto la discussione a ventotto spiegando che alcuni Stati come “Italia, Francia, Germania, Spagna e Repubblica Ceca” supportano pienamente il progetto mentre altri “hanno espresso più dubbi”. In ogni caso “rispetto alle discussioni precedenti trovo una condivisione maggiore, ci sono più Paesi che vogliono dare una spinta al fatto che si faccia un passo in avanti”, ha sottolineato Pinotti.
Insomma di carne al fuoco su cui ragionare da qui a novembre ce n’è. Tra le possibilità, riassume Mogherini, ci sono ad esempio i battlegroups, forze di risposta rapida, che già esistono ma “che finora per mancanza di volontà politica non sono stati usati”. C’è poi il lavoro che si può fare per sostenere gli investimenti in materia di Difesa, soprattutto a livello industriale. “L’Ue investe nel settore il 50% circa di quello che investono gli Usa ma l’output non è del 50%, è del 15% e questo vuole dire che ci mancano le economie di scala, problema che può essere affrontato con una maggiore cooperazione”, ha fatto i conti l’Alto rappresentante. E ancora, si può lavorare su ricerca, tecnologia, innovazione, su come Commissione europea o Agenzia europea per la Difesa possono sostenere gli investimenti degli Stati in materia di difesa, oppure ancora, continua Mogherini, si può lavorare su come migliorare la cooperazione tra strutture militari e civili nelle operazioni europee. Una lista che potrebbe continuare e che dovrebbe arrivare a prendere una forma concreta e strutturata da qui a metà novembre.