Bruxelles – L’esito “inaspettato” del referendum sulla Brexit deve essere l’occasione per “riorganizzare meglio il progetto europeo” attraverso “un’azione unitaria e positiva”. È quindi necessario ripartire da una politica di rilancio degli investimenti, capaci a loro volta di trainare la crescita dell’intera Unione. Questa in sintesi la tesi espressa nello studio “Rafforzare l’investibilità dell’Europa: proposte di policy per rilanciare gli investimenti in Europa e il ruolo del settore dell’energia e della digitalizzazione”, frutto della collaborazione tra Enel e The European House – Ambrosetti (Teh-A).
Il paper presenta proposte concrete su come rilanciare la crescita economica europea, incentrandosi in particolare sul contributo che alcuni specifici settori industriali possono offrire: quello energetico e l’Ict.
Partendo dalla costatazione che l’Europa rappresenta “un polo di attrazione globale per gli investimenti” perché offre “un ambiente sicuro, stabile e protetto”, lo studio evidenzia alcune criticità che deve affrontare oggi il continente: dalla flessione economica conseguente alla crisi alla “fase difficile” del progetto europeo “aggravata dalle potenziali ripercussioni” della Brexit. È necessario quindi promuovere una “nuova offerta d’Europa” attraverso “l’incentivazione di settori ad alto potenziale” (cioè le cosiddette industrie di rete – network industry: energia, trasporti e Ict), e la “promozione della cooperazione tra settore pubblico e privato”.
Secondo gli autori dello studio, sei sono le aree di intervento prioritarie “per rilanciare l’attrattività europea”:
- completamento del mercato unico;
- garantire un quadro normativo stabile;
- incentivare la creazione e la manutenzione di infrastrutture strategiche transfrontaliere;
- promuove “una innovazione dirompente”;
- supportare lo sviluppo della network industry;
- rilanciare la collaborazione fra Stati e fra pubblico-privato.
Il Piano Juncker è una buona idea, sostengono gli autori, ma per garantirne il corretto funzionamento “occorre risolvere diverse criticità, come il rischio di un’esclusione degli investitori privati, le difficoltà di accesso ai finanziamenti per alcuni tipi di progetto di grande utilità sociale e il rischio di una concentrazione dei progetti per area geografica”. Quindi è “fondamentale portare a termine l’Agenda digitale, l’Unione energetica e l’Unione dei mercati dei capitali”.
Qui lo studio completo, al quale ha contribuito anche l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco.