Bruxelles – Non soltanto la creazione di una Schengen della Difesa che consenta una maggiore integrazione agli Stati che la vorranno, ma anche la possibilità di dare vita ad una “Forza multinazionale europea permanente” che rappresenterà il “nucleo iniziale di una futura forza integrata europea”. È un piano ambizioso quello che l’Italia ha presentato oggi all’incontro informale dei ministri dei Ventotto che si sono riuniti a Bratislava per una prima discussione su come rafforzare la Difesa europea. “Affrontiamo una minaccia sia all’interno che all’esterno delle nostre società, che genera paura ed incertezza”, esordisce il contributo messo a punto dai ministeri degli Esteri e della Difesa italiani, che Eunews ha potuto visionare. Sentimenti che l’Ue deve “prendere sul serio” dando una “risposta efficace”. E allora da dove cominciare?
SCHENGEN DELLA DIFESA – Secondo il governo italiano occorre per prima cosa “sfruttare appieno le disposizioni del Trattato, se necessario utilizzando gli articoli 42.6 e 46”, quelli che prevedono una cooperazione strutturata permanente tra gli Stati membri dell’Ue, cioè la possibilità, per un numero ristretto di Paesi, di rafforzare la loro reciproca collaborazione nel settore militare. “Se necessario quegli Stati membri con un livello di ambizione più alto, pur sempre mantenendo i principi fondamentali dell’apertura e dell’inclusività, dovrebbero essere pronti a procedere verso una ‘Unione per la Difesa europea’, seguendo un modello simile all’accordo di Schengen”, propone l’Italia.
FORZA MULTINAZIONALE EUROPEA – La vera novità della proposta, anche rispetto al piano messo sul tavolo da Francia e Germania, è però l’idea di una forza europea permanente. “Più ambiziosamente – si legge nella proposta italiana – gli Stati membri disponibili che vogliono condividere forze, comando e controllo, tattiche e capacità attuative, potrebbero stabilire una Forza multinazionale europea permanente comune”. Questa, secondo Roma, “rappresenterà il nucleo iniziale di una futura forza integrata europea” e “potrà essere impiegata anche a supporto delle operazioni della Nato o dell’Onu”. Gli Stati membri che decideranno di intraprendere questo percorso di ulteriore integrazione, secondo l’Italia, “dovranno essere preparate a portare il fardello iniziale, nella convinzione che i costi e gli sforzi saranno ripagati”, visto che il “risultato a lungo termine sarà una Forza europea più forte e utilizzabile”.
BATTLEGROUPS – Tra le proposte operative dell’Italia, anche quella di “rivedere il concetto dei Battlegroups”, le forze di intervento rapido create dall’Ue ma mai effettivamente utilizzate, “in modo da identificare e superare gli ostacoli che hanno finora impedito il loro utilizzo”. Secondo la valutazione italiana, i problemi da affrontare sono in particolare “la mancanza di un obiettivo comune per il loro impiego”, la mancanza di un impegno politico e la necessità di “un più ampio meccanismo di finanziamento che includa il dispiegamento e i costi operativi”.
QUARTIER GENERALE UE – Per “mantenere l’unità di intenti e la direzione dell’azione europea”, secondo la proposta che il ministro Pinotti ha portato a Bratislava, è necessario anche un “quartier generale Ue permanente” per pianificare e condurre tutte le operazioni di sicurezza e difesa a livello europeo. Questo centro strategico della difesa Ue dovrebbe essere “all’interno della Servizio europeo per l’azione esterna e sotto il controllo del Comitato politico e di sicurezza”.
ADDESTRAMENTO COMUNE – L’Italia mette sul tavolo anche l’idea di un “sistema di educazione militare europeo” che preveda un “addestramento comune” per le forze dei diversi Paesi Ue. Si tratterebbe, secondo Roma, di un “fattore chiave” per arrivare ad un “migliore risultato operativo e per dare forma alla futura difesa comune”. Si potrebbe fare sfruttando “le aree di eccellenza nazionale già esistenti” e, nel tempo, “porterebbe ad una specializzazione progressiva nell’addestramento dei diversi Paesi”.
SOSTEGNO ALLO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA – Uno specifico paragrafo del piano italiano è anche dedicato al campo delle tecnologie e dell’industria della Difesa e a come l’Ue potrebbe sostenere gli investimenti in questo settore. Si potrebbero prevedere, propone l’Italia, “incentivi fiscali e finanziari”, per i progetti di cooperazione a livello europeo nel campo militare come “l’esenzione dell’Iva”, oppure fornire incentivi per l’innovazione tecnologica oppure ancora “assicurare un mercato europeo della Difesa più competitivo attraverso la semplificazione dei trasferimenti all’interno dell’Ue di equipaggiamenti militari”.