Bruxelles – La riforma del copyright europeo era attesa da anni, le attuali regole in vigore non sono in grado di rapportarsi con il nuovo panorama dell’editoria e della musica che oramai fonda gran parte del suo lavoro su internet. Ma la proposta della Commissione “non è per niente chiara”, “produrrà dei costi che verranno scaricati sugli utenti” e “avvantaggerà le grandi compagnie a discapito delle piccole e delle nuove realtà”. L’eurodeputato del Pd Brando Benifei è tra i principali critici del testo e insieme da altri eurodeputati, tra cui la “piratessa” tedesca Julia Reda, ha lanciato la campagna #savethelink per chiedere modifiche alla direttiva.
Qual è il suo giudizio sulla riforma proposta dalla Commissione?
“Gli obiettivi dichiarati sono condivisibili, come la necessità di rafforzare l’operatività transnazionale delle regole attuali, ma in generale il testo non è molto chiaro, saranno importanti quindi i successivi passaggi, gli incontri istituzionali e le discussioni a livello parlamentare per capirne bene tutti gli aspetti. Si tratta di questioni che sembrano tecniche ma potrebbero danneggiare in maniera significativa il funzionamento di internet, ci sono diversi punti che non ci piacciono affatto”
Ad esempio?
“C’è volontà di creare la possibilità di invertire la prassi attuale per la rimozione dei contenuti video coperti da copyright. Al momento questi vengono rimossi dopo la segnalazione del detentore dei diritti ma ora invece sarà agli operatori internet il compito di scoprire gli abusi ed eliminarli, con un meccanismo molto impegnativo che potrà essere sostenuto dai grandi operatori come YouTube ma non dai piccoli”.
Teme che i piccoli verranno penalizzati da questa prassi?
“Sì perché questo onere in più non potrà essere sostenuto da tutti e dei nuovi YouTube difficilmente riusciranno a nascere. Così mentre si dice di voler colpire le grandi piattaforme per evitare che crescano anche grazie a degli abusi, nei fatti si fa il contrario”
La vostra campagna #savethelink si rivolge soprattutto contro la tassa sugli hyperlink
“Quelle dl cosiddetto ‘diritto accessorio’ è sicuramente il punto più controverso. Lo stesso Juncker nel suo discorso sullo Stato dell’Unione ha affermato che ‘Il lavoro di giornalisti, editori e autori deve essere giustamente retribuito anche se pubblicato con un hyperlink commerciale sul web’. Nello specifico vogliono prendere di mira gli snippet, le anteprime che appaiono ad esempio quando pubblichiamo un link su Facebook, o quelli che appaiono su Google news”
In Spagna una riforma del genere ha portato alla chiusura del servizio di aggregazione di notizie di Google
“E la cosa è andata a danno degli utenti. Io non capisco poi perché il fatto che ci sia una preview dell’articolo su Facebook dovrebbe danneggiare gli editori, non è che la gente vede solo le tre righe e basta, molti sono quelli che cliccano. I piccoli siti soprattutto affermano che hanno un grande vantaggio di traffico grazie a social network e Google news. È plausibile chiedere di pagare quando si pubblica un articolo integrale da un altro sito senza autorizzazione, ma questo no. E tutto questo dicono di volerlo fare a vantaggio di chi scrive gli articoli e i testi si internet”
Non è così?
“No non è così perché con i soldi di questa tassa non si retribuiranno gli autori ed è solo teorico il fatto che questi nuovi guadagni degli editori andranno a favore dei loro dipendenti”
Questa tassa si applicherà anche ai siti individuali, ai blog?
“Se si mette uno snippet sì, anche un singolo utente non potrà fare questo tipo di cose in un sito privato e in quel caso dovrebbero essere i provider a intervenire. In Germania e Spagna dove si fanno cose simili non ha funzionato e insistere su questa strada è una follia”
Ma anche un semplice hyperlink potrebbe essere tassato?
“Per quello che si è capito dal testo e quello che dicono i giuristi che abbiamo consultato c’è discrezionalità significativa, il testo può essere interpretato in maniera molto restrittiva, quindi sì. La Commissione ci ha dato la garanzia politica che la norma sarà applicata in maniera limitata ma noi di questa garanzia non ce ne facciamo niente, vogliamo un testo chiaro che escluda assolutamente questa possibilità”
Il testo dovrà passare al vaglio del Parlamento, darete battaglia su questo punto?
“Assolutamente sì, il nostro obiettivo è partire dagli 86 deputati che hanno già firmato una lettera chiedendo che il diritto accessorio non ci sia, e allargare la protesta alla maggioranza dell’Aula. Questo testo non ci soddisfa”.