Bruxelles – Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, potrebbe essere accusato di “tradimento” per il ruolo che ha avuto quando era premier del suo Paese dopo la tragedia aerea di Smolensk, in Russia, il 10 aprile 2010, nella quale morirono 96 persone, tra le quali l’allora presidente della Repubblica Lech Kaczynski.
L’attacco, che coinvolge anche l’allora ministro degli Esteri Radislav Sikorski, è stato svelato dai giornalisti del quotidiano on line Tvn24, che riporta informazioni su un’inchiesta non ancora ufficiale condotta dal procuratore generale della Polonia sulla catastrofe di Smolensk. Tra le piste studiate c’è il ruolo dei più importanti funzionari dello stato polacco all’epoca. Si cerca di verificare se c’è stato un “tradimento diplomatico”.
“Tutte le persone che hanno contribuito alla tragedia dovrebbero risponderne non tanto politicamente quanto penalmente”, dice la portavoce del Pis Beata Mazurek.
In Polonia questa sarebbe la prima inchiesta per “tradimento diplomatico”, che si sviluppa attorno ad un evento che ha sempre fatto gridare al complotto i sostenitori del presidente Kaczynski.
Secondo le accuse Tusk avrebbe preso “decisioni sbagliate” rispetto agli interessi della Polonia all’aeroporto di Smolensk in una conversazione con l’allora primo ministro russo Vladimir Putin, riguardo la gestione delle scatole nere, il recupero dei relitti e delle salme.
Uno degli avvocati delle famiglie delle vittime citato da Tvn24 afferma che “il procuratore sta verificando la responsabilità di Donald Tusk che era allora primo ministro e di Sikorski che era allora ministro degli Esteri, del corpo diplomatico, dei funzionari dell’Ufficio del primo ministro dell’epoca e della premier che ha succeduto a Tusk, Ewa Kopacz”.
Il procuratore cerca di raccogliere abbastanza prove, spiega il giornale, per verificare se i funzionari pubblici che avevano rappresentavano la Polonia hanno nuociuto al loro Paese. Se ci riuscirà potrà presentare accuse formali. Sulla vicenda ci sono già altre tre inchieste aperte, che non riguardano Tusk e Sikorski. Il possibile coinvolgimento di Tusk nelle inchieste era nell’aria da tempo in Polonia, e non arriva come una sorpresa.
Certo a pochi mesi dalla scadenza del polacco (esponente del Partito popolare europeo) dalla presidenza del Consiglio europeo questa possibile accusa non aiuta il suo rinnovo, dato quasi per scontato fino ad oggi, benché qualche possibilità di un passaggio di mano fosse stata ipotizzata vista la contemporanea scadenza del mandato del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz (socialista). Il Parlamento, secondo i tradizionali accordi nella maggioranza istituzionale che lo governa, dovrebbe passare sotto la presidenza di un popolare, ma tra i socialisti ci sono alcuni malumori per il fatto che così le tre cariche principali nell’Unione (Commissione, Consiglio e Parlamento) sarebbero tuttie in mano al Ppe, e dunque qualcuno rivendica la presidenza del Consiglio al Pse per “bilanciare” il peso dei due principali partiti europei, e rispettare lo spirito dell’accordo istituzionale.