Bruxelles – Se non si può parlare di minaccia, per lo meno l’avvertimento è chiaro: se l’accordo di separazione per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea non piacerà al Parlamento europeo, questo potrà decidere di porre il suo veto. A ricordarlo è il presidente dell’istituzione, Martin Schulz che ha tenuto un discorso alla London School of Economics dopo avere incontrato a Londra la premier britannica, Theresa May e il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn. “L’istituzione che ho l’onore di presiedere dal 2012, il Parlamento europeo, giocherà un ruolo chiave nello stabilire la nuova relazione tra l’Ue e il Regno Unito, se non altro perché dobbiamo dare il nostro consenso a qualunque trattato di ritiro e seguente trattato che stabilisce la nuova relazione”, ha sottolineato Schulz parlando davanti agli studenti. E quello dell’approvazione da parte dell’Aula, ha voluto precisare, è un passaggio tutt’altro che formale: “Tutti vogliono evitare le esperienze che abbiamo avuto alcuni anni fa, che alcuni di voi possono ricordare”, ha continuato il tedesco, citando gli esempi del Swift, l’accordo sul trasferimento dei dati bancari agli Stati Uniti, e dell’Acta, il trattato contro contraffazione e pirateria informatica. In quei casi “le priorità del Parlamento non era riflesse nei negoziati e questo ha deciso di porre un veto all’accordo finale”, ha ricordato il presidente, facendo intendere che non è escluso che lo scenario si possa ripetere.
A non piacere agli eurodeputati pare essere soprattutto la pretesa britannica di continuare a fare parte del mercato unico, ponendo però limiti all’immigrazione di cittadini di altri Paesi Ue nel Regno Unito. Schulz ha insistito sull’impossibilità di un “menu à la carte” in cui il Regno Unito scelga dell’Europa solo quello che le fa comodo. Così in Parlamento, ha avvertito Schulz, “c’è una chiara maggioranza che insiste sul fatto che le libertà fondamentali sono inseparabili” cioè “no alla libertà di movimento per merci, capitali e servizi senza libertà di movimento per le persone”. “Rifiuto di immaginare – ha continuato il presidente del Parlamento – un’Europa dove i camion e i fondi sono liberi di attraversare i confini ma i cittadini non lo sono. Non posso accettare alcuna gerarchia tra queste quattro libertà, l’Unione è una comunità con un destino condiviso, un modello di società, non un club di commercianti”.
In ogni caso “contrariamente a quanto qualcuno sembra descrivere, il Parlamento europeo non è in missione punitiva e voglio essere chiaro su questo”, ha assicurato Schulz, aggiungendo: “L’istituzione che presiedo affronta la Brexit in modo equilibrato e giusto senza il minimo accenno di ritorsione”. Ad esempio: “La scorsa settimana il nuovo membro del Regno Unito della Commissione europea è stato votato a larga maggioranza per entrare in carica con il compito di assicurare la sicurezza dei nostri cittadini”, ha ricordato il presidente del Parlamento europeo. Allo stesso modo, ha continuato, per condurre i negoziati a nome del Parlamento è stato nominato il liberale, Guy Verhofstadt, “un politico esperto, 9 volte primo ministro che ha giocato un ruolo chiave nell’accordo di febbraio”. Insomma “la nostra sfida comune è ottenere il meglio da questa situazione” per “separare le strade ma continuando a restare vicini, lavorando insieme sulle molte sfide comuni che abbiamo”, ha dichiarato Schulz.
Nel suo discorso, il presidente del Parlamento europeo, pur dicendo di capire che il lancio dell’articolo 50 richiede una “dettagliata preparazione”, è anche tornato a chiedere che questo venga fatto “il prima possibile” perché “non possiamo permetterci di premere il bottone pausa all’attività Ue”.