Bruxelles – Metti due poliziotti belgi, una quindicina di spaesati migranti irregolari, e qualche difficoltà a capire dove finisce il Belgio e inizia la Francia. Sembrerebbe l’inizio di una barzelletta e invece è una storia vera, che rischia di creare una crisi diplomatica tra Parigi e Bruxelles. Tutto inizia martedì, quando un camionista proveniente dalla Francia, appena entrato sul suolo belga, comincia a sentire degli strani rumori provenire dal suo rimorchio. Insospettito, chiama la polizia francese che scopre tredici migranti irregolari, siriani e iracheni, nascosti all’interno del mezzo. A questo punto interviene la polizia belga, competente per il territorio, e porta i migranti a Ypres per interrogarli. I migranti, tra cui anche alcuni minori, spiegano di essersi sbagliati: erano convinti che il camion lasciasse la Francia alla volta del Regno Unito e non certo del Belgio.
A questo punto i poliziotti di Ypres secondo la legge dovrebbero lasciare ripartire i migranti da soli, con l’ordine di abbandonare il territorio, ma la notte inizia a calare, l’aria rinfresca e i bambini sono stanchi. Così gli agenti decidono di dare un piccolo aiuto ai migranti, di evitargli una lunga passeggiata sul bordo della strada, riaccompagnandoli in pullman fino alla frontiera tra Francia e Belgio. Un gesto di gentilezza, che per disattenzione si trasforma in un enorme pasticcio. Già perché i poliziotti belgi paiono avere qualche difficoltà ad individuare il confine con la Francia e procedono, con il loro camion pieno di migranti clandestini, per 50 metri in territorio francese. Cinquanta metri appena, un nulla, ma sufficiente a farli bloccare dalla polizia francese in borghese, avvertita da un solerte cittadino, quantomeno stranita e decisa ad avere spiegazioni. Non è chiaro se questi 13 o 14 migranti nel frattempo erano stati fatti scendere o meno dall’autobus. Secondo un testimone sarebbero stati lasciati in un campo di mais.
I poliziotti belgi sono portati agli uffici della polizia francese e sottoposti ad un interrogatorio che dura dalle 21,30 fino alle 3 e mezza di notte con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Non solo, il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, chiama l’omologo belga per chiarire che le pratiche della polizia belga sono inaccettabili. Ma i francesi non sono gli unici a lamentarsi: anche i belgi protestano, convinti di essere loro, in tutta la storia, quelli maltrattati. I due poliziotti belgi di lingua fiamminga, lamenta il sindacato della polizia belga, sono stati interrogati per quattro ore, senza avvocato e senza interprete. Per questo è stato anche presentato un preavviso di sciopero per chiedere spiegazioni al ministro dell’Interno, Jan Jambon: “L’obiettivo – spiega il presidente del sindacato, Vincent Gilles – non è fare lo sciopero ma ottenere delle risposte chiare dal ministro: cosa ha fatto per difendere i poliziotto? Fino a prova del contrario: niente”.