Bruxelles – Dopo tre mesi di trattative tra l’Ucraina e la Russia, mercoledì 21 settembre è arrivato l’accordo per il disimpegno delle forze militari presenti in alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk, contese con la Russia in uno scontro tra truppe di Kiev e separatisti filo russi che va avanti da oltre due anni.
Lo ha annunciato il Rappresentante Speciale dell’Osce in Ucraina, Martin Sajdik, che si è detto “molto soddisfatto” dell’accordo raggiunto e firmato dai rappresentanti dei governi dell’Ucraina e della Federazione Russa presenti al “Gruppo di contatto trilaterale” insieme a incaricati dell’Osce e a quelli delle aree di Donetsk e Luhansk.
Eppure, l’ultimo rapporto dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, racconta di una guerra che non è mai finita. La missione speciale di monitoraggio dell’Osce nel suo ultimo report datato 20 settembre ha registrato ripetute violazioni del cessate il fuoco durante la notte tra il 19 e il 20 Settembre nelle regioni di Donetsk (dove ci sono state 38 esplosioni) e Luhansk (qui è avvenuta una sola esplosione). Ad esse si aggiungono anche 20 detonazioni d’artiglieria sentite nella zona.
La missione dell’Osce sui territori contesi ha notato anche la presenza degli autoblindati in zone di sicurezza, mentre quello che mancano continuano ad essere i servizi essenziali come la fornitura dell’acqua. “Nella regione di Luhansk e nell’area circostante il servizio idrico è continuamente interrotto”, si legge nel rapporto della missione Osce, “e molti abitanti della zona hanno detto di non aver avuto acqua per giorni, mentre due donne hanno raccontato di non aver avuto acqua per 5 settimane consecutive”.
La missione, oltre a controllare lo stato di questa guerra permanente, ha il compito di facilitare il lavoro di ricostruzione di infrastrutture essenziali, come le scuole, nella regione di Luhansk. Attualmente, il monitoraggio riguarda un’area di confine che non è sotto il controllo del governo, dove ai funzionari europei è stato vietato per due volte l’accesso.
Inoltre, la rappresentanza Osce in Ucraina ha denunciato “l’aumento di minacce e pericoli sul fronte della sicurezza a causa della presenza di mine e ordigni inesplosi sul territorio, nonché restrizioni delle libertà di movimento e altri impedimenti che cambiano ogni giorno” e creano non poche difficoltà anche al lavoro degli osservatori europei. Secondo l’Osce “le restrizioni alla libertà di movimento della missione costituiscono una violazione, a cui bisogna rispondere il prima possibile”.