Roma – Il registro dei passeggeri (Pnr), nato per conservare e condividere dati sui voli aerei, da utilizzare per finalità di sicurezza e di lotta al terrorismo, rischia di essere inefficace. È il presidente dell’Autorità garante per la privacy, Antonello Soro, ad avanzare dubbi sullo strumento approvato lo scorso aprile dopo tanti anni di rinvii e accesi dibattiti all’interno delle istituzioni europee.
“Temo che il Pnr possa non centrare gli obbiettivi ambiziosi che si era prefissato”, dichiara Soro in audizione davanti ai deputati delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia riunite. Il problema, avverte, è l’eccesso di dati. “Il meccanismo, così come costruito dalla direttiva europea, oltre a determinare lentezze, perché prevede la raccolta di una quarantina di voci per ogni nominativo inserito, genera una quantità infinita di dati”, denuncia il garante, convinto che “più dati ci sono e più difficile diventa proteggerli”. L’auspicio di Soro è che il recepimento della direttiva Pnr nell’ordinamento italiano elabori qualche correttivo, offrendo “un di più di garanzie non solo per gli interessati che figurano nel registro, ma anche per la funzionalità” dello strumento stesso.
Oltre al garante della privacy, i deputati impegnati nell’indagine conoscitiva sull’attuazione dell’Agenda europea sulla sicurezza hanno ascoltato il procuratore Franco Roberti, capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna), il quale ha posto l’accento su due apsetti: il contrasto alle forme di finanziamento del terrorismo, e l’armonizzazione degli ordinamenti giuridici dei paesi membri.
Sul primo versante, Roberti ha lamentato una carenza normativa italiana, denunciando che “le agenzie di money transfer (trasferimento di denaro all’estero, ndr) che hanno sede in altri paesi e solo un agente in Italia sfuggono spesso al controllo e alle indagini, perché omettono di segnalare operazioni sospette”. La richiesta è dunque di prevedere che anche le società con una sola agenzia in Italia abbiano lo stesso obbligo di segnalazione cui sono sottoposte quelle con più agenzie. Per il capo della Dna, “l’occasione per questo adeguamento può essere il recepimento del quarto pacchetto antiriciclaggio dell’Unione europea nel nostro ordinamento”.
Sul secondo fronte, quello dell’armonizzazione normativa tra i Paesi membri, Roberti ritiene “fondamentale” l’istituzione della figura del Procuratore europeo. “Il Trattato di Lisbona prevede che abbia competenza solo in materia di reati contro gli interessi economici dell’Ue”, precisa il magistrato, e non è realistico pensare che ne possano essere aggiunte di nuove in tempi ragionevoli, visto che servirebbe l’unanimità degli Stati membri (opt-out esclusi) per procedere a modifiche. Tuttavia, pur con competenze limitate, “l’importanza di avere il Procuratore europeo rimane, perché sarebbe un catalizzatore dell’omogeneità degli ordinamenti giudiziari”, conclude Roberti.