Bruxelles – Risolvere il problema dei migranti in Europa? Semplice, basta portarli tutti in campi profughi fuori dall’Unione europea, magari “su un’isola o una costa del Nord Africa”. Ha una soluzione per tutto il premier ungherese, Viktor Orban: “Tutti coloro che entrano illegalmente dovrebbero essere radunati e portati altrove, non in altri Paesi, ma fuori dall’Ue”, ha proposto il premier nel corso di un’intervista al sito magiaro Origo.hu. I “vasti campi profughi” sull’isola africana, secondo la proposta di Orban, dovrebbero essere creati, finanziati e controllati sempre dall’Ue: “La sicurezza e gli approvvigionamenti per questo territorio devono essere garantiti dall’Ue nel suo stesso interesse”, ha aggiunto Orban secondo cui i migranti potrebbero comunque continuare a potere chiedere asilo all’Ue.
Queste deportazioni sono, per il premier ungherese “l’unica soluzione che va bene per tutti, per noi che ancora non abbiamo problemi e per i Paesi come la Germania che è in crisi” dopo aver accolto un milione di migranti lo scorso anno. “Portiamoli via del territorio dell’Ue, è il rimedio a tutti i mali”, ha concluso. Le dichiarazioni di Orban arrivano a poco più di una settimana dal referendum sul sistema di quote per la redistribuzione dei migranti che si terrà il 2 ottobre in Ungheria. I sondaggi mostrano che il 70% dei votanti sono d’accordo con il governo di Budapest che rifiuta di accogliere i migranti secondo lo schema previsto dall’Ue. Perché il referendum sia valido l’affluenza dovrà superare il 50%, percentuale che non è scontato si raggiunga.
“Le parole di Viktor Orban che propone oggi di rastrellare e deportare su un’isola tutti i migranti giunti in Europa, evocano le parole d’ordine di un passato tragico, per scongiurare il ritorno del quale è nata l’Europa unita”, ha commentato l’europarlamentare S&D Cécile Kyenge. “Siamo di fronte – ha continuato Kyenge – al ritorno di un populismo che promette l’illusione di un paradiso libero dalla minaccia dell’altro, lo straniero, additandolo a capro espiatorio del malessere della propria società che ha altre cause che non si ha il coraggio di affrontare”.