Bruxelles – “Tutto il mondo è paese”, recita un famoso detto. E per quanto riguarda le giovani generazioni, sembra essere proprio così: nonostante il mito italiano del lavoro all’estero, anche nel Regno Unito, una delle mete italiane preferenziali, si registrano fra i giovani sentimenti che gli italiani conoscono anche troppo bene, come la preoccupazione per il proprio futuro e le difficoltà economiche che impediscono di vivere al di fuori del nucleo familiare. E’ quanto si legge in un’inchiesta pubblicata oggi sul noto quotidiano britannico The Guardian, che riporta il sondaggio commissionato dall’associazione benefica Young Women’s Trust all’agenzia Populus Data Solutions.
Su 4.000 giovani intervistati (tra i 18 e i 30 anni), il 43% vive ancora con i genitori e una buona parte si sente logorata (42%), insicura di sé (47%) e preoccupata per il proprio futuro (51%). I giovani vivono una sorta di “età adulta sospesa”, una condizione causata da stipendi bassi e mancanza di lavoro che costringe questa generazione a vivere all’interno del nucleo familiare o a farvi ritorno a causa dei problemi economici (circa un quarto degli intervistati), difficoltà, queste, che spingono a rimandare la costruzione di una propria famiglia e a lasciare in sospeso il desiderio di avere dei figli. Come conseguenza di tutto ciò, si registra che ben il 56% dei partecipanti al sondaggio si dichiara disposta a considerare l’opzione di cercare lavoro all’estero.
Se si esaminano i dati raccolti dal punto di vista del genere, poi, si nota come le giovani donne, rispetto ai giovani uomini, rappresentino maggiormente quella che l’associazione ideatrice del sondaggio definisce come “generazione dei giovani in crisi”: infatti, ben il 54% delle donne si ritengono prive di fiducia in sé stesse, contro il 39% degli uomini, il sentimento di logoramento è provato dal 46% delle donne ma solo dal 38% degli uomini, mentre a temere per la propria salute mentale sono il 38% delle donne contro il 29% degli uomini (per un totale di circa un intervistato su tre).
Come fa notare la dottoressa Carole Easton, direttrice esecutiva di Young Women’s Trust, “Mentre la vita è difficoltosa per molti giovani, la nostra indagine dimostra che essa è sensibilmente più difficile se si è una giovane donna”. La dottoressa prosegue sostenendo che “Non è nostro interesse considerare irrecuperabile un’intera generazione. Dev’essere fatto molto di più per migliorare la vita delle giovani generazioni”, proponendo alcune soluzioni come “la creazione di un ministero per i giovani, l’estensione del salario minimo nazionale ai minori di 25 anni” ed esortando le autorità ad “adempiere agli impegni governativi per migliorare le possibilità di alloggio per i giovani e affrontare la discriminazione sul posto di lavoro”.