Roma – “Bisogna cambiare questo assetto” dell’Unione europea e occorre “farlo subito, perché chi vuole disgregare l’Europa non sta fermo, fa campagne elettorali”. Dunque, sostiene la presidente della Camera Laura Boldrini, chi invece “vuole salvarla (l’Unione europea, ndr) non può rimandare a dopo le elezioni”. Presentando i risultati della consultazione pubblica sul futuro dell’Ue, l’inquilina di Montecitorio sprona all’azione prima di tutto i governi, che “hanno il dovere di rilanciare il progetto europeo e non possono fermarsi per badare solo agli interessi elettorali”.
Il rischio, altrimenti, è proprio quello di far vincere “i pupulisti” che vogliono costruire muri e barriere, “propinano ricette antiche e hanno paura del mondo perché non riescono ad affrontare le sfide che hanno davanti”.
Boldrini chiede quindi ai governanti dei Paesi membri di avere il coraggio di dire che “facciamo gli interessi nazionali se rafforziamo la casa europea”. Ciò significa rispettare gli impegni presi in Consiglio, come quello sulla relocation dei rifugiati rimasta appunto solo sulla carta. Se si mette in discussione “una decisione già presa” dai capi di Stato e di governo, ammonisce Boldrini, “si distrugge l’Ue”. Il bersaglio della critica è la consultazione che il presidente ungherese, Victor Orban, ha indetto per inizio ottobre proprio sul tema della ripartizione dei rifugiati tra i Paesi membri. “Non si può lasciare la decisione a un referendum” dopo che si è già deciso a livello di Consiglio, avverte la numero uno dei deputati, altrimenti “passa il metodo del veto”.
Sulla gestione dei flussi migratori, per la presidente, “il metodo intergovernativo dimostra oggi tutta la sua inadeguatezza”. Per questo, spiega, è necessario mettere mano all’assetto istituzionale europeo, come suggerisce il 68,7% degli oltre 10mila partecipanti alla consultazione sul futuro dell’Ue. I vizi da correggere, indica la terza carica dello Stato, sono in particolare “l’assenza di un vero governo europeo” e l’insufficienza delle risorse proprie dell’Ue, che “ha un bilancio di appena l’1% del Pil europeo, mentre gli Stati uniti hanno un bilancio federale che ammonta al 25% del loro Pil”.
A fianco a ciò, prosegue, serve un elemento in grado di dare risposte alla disaffezione dei cittadini. Per questo rilancia l’idea di un rafforzamento della cittadinanza europea, come richiesto dall’83,2% degli aderenti alla consultazione pubblica, attraverso l’istituzione di prestazioni sociali comuni, come un reddito minimo garantito erogato direttamente dall’Ue.
Boldrini coglie l’occasione per ribadire che l’Europa a due velocità “non è un tabù ma esiste già”. Il suo invito è a proseguire su questo doppio binario, perché “coloro che non vogliono approfondire i legami non possono impedire di farlo a chi invece lo desidera”. A chi le chiede se gli attriti di questi giorni tra Italia e Germania rappresentino un problema, proprio perché avvengono nel nocciolo duro dei paesi fondatori, quelli che più degli altri appaiono disposti ad accelerare sull’integrazione, la presidente risponde di non avere timori. “Più che attriti, parlerei di una normale dialettica. Ci sono differenti visioni economiche”, spiega, ma non tali da mettere in discussione la comune volontà di rafforzamento dei legami europei.
La presentazione odierna è stata uno degli appuntamenti nell’agenda europeista della presidente Boldrini. Nelle prossime settimane sarà impegnata a illustrare alle istituzioni europee la dichiarazione ‘Più integrazione europea: la strada da percorrere’, con iniziative che si svolgerà insieme con i suoi colleghi firmatari del documento federalista. Poi, a novembre, interverrà alla terza edizione di ‘How can we govern Europe?’, l’appuntamento annuale organizzato da Eunews per discutere sul futuro dell’Ue. A gennaio del prossimo anno, infine, la presidente presenterà la relazione del gruppo di eurosaggi sui risultati della consultazione illustrati oggi. L’obiettivo è di alimentare il dibattito in vista di due eventi che si terranno tra febbraio e marzo: la Conferenza interparlamentare per il 60° anniversario dei trattati di Roma, e la visita dei presidenti di Parlamenti europei a Ventotene. Un incontro, quest’ultimo, che era in programma per fine agosto ma è stato rinviato in seguito al terremoto del centro Italia.