Bruxelles – Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha promesso il raddoppio del Piano di investimenti che porta il suo nome. “Per dare alla nostra economia la possibilità di diventare protagonista si deve investire sulla creazione posti lavoro”, e finora il Piano Juncker “ha già mobilitato 150 miliardi”, ma ora Bruxelles “farà di più proponendo di raddoppiare la durata del fondo e anche la sua capacità finanziaria”, portandola “ad almeno 500 miliardi entro il 2020”, aveva affermato. Ma secondo un’analisi del Sole 24 Ore il nuovo Piano raddoppia gli obiettivi ma non le risorse. In una tabellina riservata ottenuta dal quotidiano economico si spiega che le risorse aggiuntive sono in tutto 3,6 miliardi e di questi solo 2,5 miliardi sono soldi freschi, messi a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti, la Bei. Il restante 1,1 miliardi di garanzie che si aggiungono agli 8 miliardi del vecchio fondo, è ottenuto, scrive il giornale, “raschiando il fondo del barile in cui è custodito il bilancio dell’Unione: 150 milioni dalla voce ‘margini’ (differenza tra il tetto massimo iscritto a bilancio per ogni voce di spesa e la spesa pluriennale ad oggi programmata fino al 2020), 450 milioni di “rientri” (rimborsi o dividendi derivanti dalle operazioni finanziate dal piano) e 500 milioni dalla riserva del CEF (Connecting Europe facility, il fondo per le reti infrastrutturali transeuropee) già destinata alla creazione di strumenti finanziari con la Bei”. Per arrivare a mezzo trilione Commissione e Bei hanno deciso di ridurre al 35% il tasso di accantonamento a copertura delle garanzie poste per ogni finanziamento visto che il 50% previsto inizialmente sarebbe stato giudicato “troppo prudente”, e così si libererebbero risorse bloccate per le copertura ampliando il portafoglio e quindi l’effetto leva.
“Sommando i 26 miliardi di garanzie – calcola il Sole – ai 7,5 miliardi di fondi Bei (5 vecchi e 2,5 nuovi) si arriva a 33,5 miliardi di “risk bearing capacity” (capacità di assumere rischi o obbligo legale di garanzia, il “cuscinetto” destinato ad assorbire le prime eventuali perdite dei finanziamenti). Applicando a questo importo il moltiplicatore di 1:15 già utilizzato nella prima fase del piano, si arriva a mezzo trilione: 502,5 miliardi. Senza la riduzione del tasso di accantonamento sulle garanzie, l’effetto del Piano Juncker 2.0 si sarebbe fermato a 385,5 miliardi”.
Insomma per il momento si tratta di calcoli finanziari sulla cui effettiva validità bisognerà aspettare di vedere quando saranno messi in pratica. Al momento i soldi veri a disposizione del Fondo europeo per gli investimenti strategici sono in tutto 16,5 miliardi (9,1 di garanzie Ue e 7,5 di contributi Bei). Per arrivare ai 33,5 di “risk bearing capacity” ne mancano altri 17 che devono ancora essere trovati.