Bruxelles – L’industria americana fa quadrato attorno alla Apple e critica la decisione della Commissione europea di chiedere all’azienda fondata da Steve Jobs di restituire all’Irlanda 13 miliardi di tasse non pagate, una decisione definita “una ferita auto inferta” da parte di Bruxelles. 185 tra i più importanti Ceo degli Usa riuniti nel Business Roundtable hanno scritto una lettera ai 28 leader dell’Ue in cui li avvertono che la decisione rischia di spaventare gli investitori in quanto legittimerebbe inversioni improvvise delle decisioni prese da un governo, in questo caso quello irlandese. La Business Roundtable è una lobby conservatrice presieduta da Doug Oberhelman, chief executive della Caterpillar, e i cui vice sono i presidenti di Xerox, Honeywell, Lockheed Martin e Dow Chemical. Tra gli altri membri figurano i capi di Walmart, ExxonMobil, AT&T, GE e JPMorgan.
“Nell’interesse di tutti i Paesi che rispettano lo Stato di diritto, questa decisione non può essere mantenuta”, affermano i Ceo nella lettera indirizzata ad Angela Merkel che è stata vista dal Financial Times. Per le aziende statunitensi se sarà confermata la multa alla Apple, questa potrebbe rappresentare un precedente che metterebbe in pericolo la certezza legale necessaria a fare investimenti su larga scala, affermano, e “senza una inversione, in altri paesi al di fuori dell’Ue si potrebbe interpretare la decisione come un comportamento del governo accettabile e questo metterà tutte le aziende che fanno investimenti transfrontalieri – comprese le aziende Ue – a rischio di vedere i loro beni espropriati da governi stranieri alla ricerca di entrate extra o che cercando di punire un concorrente straniero di successo”. “L’impatto di questa decisione sarà devastante per l’economia europea”, afferma ancora la missiva che “esorta” Merkel a lavorare con i colleghi europei “per ribaltare questa decisione e porre fine all’uso delle indagini sugli aiuti di Stato per ignorare la capacità del suo Paese e di altri Stati membri dell’Ue di poter determinare ed interpretare le proprie leggi fiscali”.