Bruxelles – Continua a peggiorare la situazione umanitaria nell’Est dell’Ucraina. È quanto riferisce un rapporto delle Nazioni Unite che ha analizzato il periodo tra metà maggio e metà agosto, evidenziando un aumento del 66% delle vittime civili legate al conflitto. Un incremento dovuto, secondo l’Onu, al l’aumento delle ostilità tra giugno ed agosto e al mancato rispetto per la protezione dei civili da parte di entrambi gli schieramenti. In totale, nel periodo preso in esame, le Nazioni Unite hanno registrato 188 civili coinvolti nel conflitto, di cui 28 morti e 160 feriti.
“Anche se le condizioni sono migliorate dal cessate il fuoco del primo settembre, la situazione resta profondamente instabile lungo la linea di contatto, come dimostrato dagli incidenti verificatisi lo scorso fine settimana”, sottolinea l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, secondo cui “una nuova esplosione delle ostilità può avvenire in qualsiasi momento.”
Lo schieramento di forze armate nelle aree di confine espone i civili a gravi rischi: più di metà delle morti registrate fra giugno e luglio è riconducibile ai bombardamenti, ma una parte considerevole delle vittime è stata causata da mine, residui bellici e trappole esplosive. Resta ancora sconosciuto il numero dei civili deceduti per effetti secondari della guerra, come mancanza di cibo, acqua e cure sanitarie.
I residenti nelle aree di conflitto sono stati privati di protezione e accesso agli aiuti umanitari, la loro libertà di movimento è stata sensibilmente ridotta. Il 70% delle presunte violazioni dei diritti umani, stando agli osservatori Onu, riguarda soprattutto casi di tortura, maltrattamenti e detenzione in isolamento.
Una delle questioni cruciali resta la grande difficoltà a punire i responsabili delle violazioni: “Anche quando ci sono stati processi legati al conflitto, ci sono state serie preoccupazioni riguardo al processo e al diritto a un’udienza equa”, si afferma nel rapporto.
Il rapporto si concentra anche sulle molestie e le intimidazioni subite dai giornalisti, che spesso hanno portato all’autocensura e che il governo ucraino si è rifiutato di indagare: come si legge nel rapporto, “i giornalisti che hanno scritto sul conflitto o sulle zone occupate dai gruppi armati sono stati fatti oggetto di attacchi online portati avanti con il tacito consenso – e a volte con il supporto esplicito – degli alti ufficiali governativi”.
“L’escalation delle ostilità lungo la linea di contatto nel corso dell’estate è stato un chiaro promemoria del fatto che la situazione nell’Ucraina orientale merita molta più attenzione”, fa notare ’Alto Commissario. “Sono necessari – aggiunge – ulteriori sforzi per trovare una soluzione finale a questa crisi e porre fine alla sofferenza della popolazione civile”.
Grave, secondo il rapporto, anche la situazione in Crimea, dove con la progressiva annessione alla Russia si registra un crescente degrado del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, soprattutto nei confronti dei detenuti, accompagnato dalla mancanza di pene per chi commette abusi.