Bruxelles – Il Patto di stabilità e crescita “ha il suo effetto e non deve diventare il Patto di flessibilità”, ma “deve essere applicato con flessibilità intelligente in modo da non ostacolare e non bloccare la crescita”. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento di Strasburgo, nel quale non ha mai pronunciato la parola austerità, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker lo scorso 14 settembre ha spiegato con queste parole il nuovo modo di applicare il Patto dell’esecutivo di Bruxelles. In Europa “la disoccupazione continua ad essere troppo elevata” e per questo “dobbiamo lavorare al pilastro dei diritti sociali e lo faremo con energia e entusiasmo” perché “l’Europa non è abbastanza sociale e questo lo dobbiamo cambiare”, ha detto, aggiungendo però che si deve lavorare “anche alla questione dei debiti troppo elevati e dei livello di deficit eccessivi”.
RADDOPPIO DEL PIANO JUNCKER
L’Economia europea ha bisogno di crescere e per farlo servono investimenti, e Juncker ha promesso il raddoppio del piano che porta il suo nome da 315 miliardi. “Per dare alla nostra economia la possibilità di diventare protagonista si deve investire sulla creazione posti lavoro”, e finora il Piano Juncker “ha già mobilitato 150 miliardi”, e ora Bruxelles “farà di più proponendo di raddoppiare la durata del fondo e anche la sua capacità finanziaria”, portando “al almeno 500 miliardi entro il 2020” e “lavoriamo per arrivare a 630 miliardi entro il 2022”. Per questo il presidente ha lanciato un invito agli Stati membri affinché “contribuiscano a permetterci di arrivare all’obiettivo anche più velocemente”.
MOGHERINI MINISTRO DEGLI ESTERI UE
Parlando di politica estera Juncker ha dichiarato che “anche se siamo fieri di essere un potenza dolce” questo “non è sufficiente in un mondo sempre più complicato, basta guardare la situazione della Siria”. In questo campo l’Alto rappresentante Federica Mogherini, l’unico membro dell’esecutivo citato direttamente nel discorso, “fa un lavoro eccellente” ma “deve diventare un vero e proprio ministro degli affari esteri in Europa”. Secondo Juncker “dovrà essere lei a raccogliere le forze delle diplomazie nazionali per avere peso nei negoziati” e in questo senso “oggi chiedo e lancio un appello perché ci sia una strategia europea per la Siria” e perché Mogherini “abbia un posto al tavolo delle discussioni” sulla nazione sconvolta dalla guerra civile.
DIFESA EUROPEA
Juncker ha affermato anche che nella Difesa “l’Europa deve affermarsi di più, non possiamo permetterci di dipendere solo dalla potenza del Paese membro individuale”, ma “insieme dobbiamo farci carico della protezione dei nostri interessi”. Finora ci sono state “più di 30 missioni civili e militari Ue, fatte “senza una struttura permanente”, mentre invece “serve un quartier generale unico nell’Ue”. E serve anche “muoversi verso attività militari comuni, che in alcuni casi dipendano dall’Ue e lavorino “in piena complementarità con la Nato”, in quanto “più difesa europea non è significherebbe meno difesa transatlantica”.
BREXIT
Ai “nostri amici e partner ovunque nel mondo che deplorano la Brexit e si chiedono se decisione britannica significhi inizio del processo di distruzione europea”, Juncker ha garantito che “deploriamo la decisione ma l’Ue non viene messa a repentaglio e non c’è pericolo per la sua esistenza”. A Londra ha ripetuto il messaggio che continua a ripetere da mesi, ovvero che “saremmo lieti se la richiesta di uscita ci pervenisse il più rapidamente possibile per porre fine a periodo quotidiano dominato da incertezza”.
POLITICA COMMERCIALE E CETA
A chi invece “ci chiede se l’Ue ha ancora volontà e capacità di concludere accordi commerciali con altre parti mondo”, Juncker ricorda che “sono stati già conclusi accordi con 140 Stati”. “Io non sono un fanatico cieco che vuole libero scambio – ha continuato – ma non dobbiamo trascurare commercio internazionale che si traduce in più lavoro”, visto che “un posto di lavoro su sette 7 dipende da esportazioni”. Ecco perché “impegno per l’approvazione del Ceta”, il libero scambio tra Ue e Canada, che è “il miglior accordo stipulato finora e il più progressista”. Significativa l’assenza nel discorso del Ttip, il trattato di libero scambio con gli Usa, le cui trattative sono in stallo, e molti scommettono che non arriveranno mai a conclusione.
EURO
Juncker ha affermato che “essere europei per molti di noi significa anche l’euro”, una moneta che durante la crisi finanziaria “è rimasta forte e ci ha protetti da una instabilità maggiore”, e che è “una valuta di punta a livello mondiale che porta benefici enormi anche se spesso invisibili”. Ad esempio “grazie alle politiche monetarie sono stati risparmiati 50 miliardi, che poi i ministri delle finanze hanno potuto reinvestire nell’economia” dei propri Paesi.
RIFUGIATI
Sulla crisi dei rifugiati, ha affermato Juncker, “abbiamo visto un inizio di solidarietà ma ne serve molta di più e deve essere volontaria, venire dal cuore e non può essere importa”. Ma il piano per i ricollocamenti dei rifugiati stenta a decollare anche se è stato lanciato diversi mesi fa, per questo Juncker ha sollecitato la presidenza di turno slovacca “a cercar di colmare divergenze e dissapori e far sì che coloro che sono riluttanti ad accettare profughi”, capisca invece che questo piano “per la redistribuzione è la strada giusta”.
LOTTA AL TERRORISMO
Dall’attacco a Madrid nel 2004 “si sono stati 30 attacchi terroristici in Europa che hanno causato la morte di più di 600 morti innocenti”, e per rispondere in futuro a ulteriori minacce “dobbiamo essere uniti in una risposta collettiva”. Per farlo bisogna rinforzare i controlli delle frontiere esterne ma anche i controlli sui viaggi dei cittadini Ue all’esterno dell’Europa tenendo presente che “la tolleranza non può avvenire al prezzo della nostra sicurezza”. Per quanto riguarda i controlli dei confini esterni “Frontex ha già 600 agenti ai confini con tra Turchia con Grecia e Bulgaria”, ha ricordato Juncker che ha promesso “altri 200 agenti e 50 veicoli al confine esterno dell’Ue in Bulgaria entro ottobre”. Il presidente ha poi annunciato che entro novembre la commissione presenterà una nuova proposta su un sistema informativo “che permetta di determinare chi viaggia verso l’Europa ancora prima che ci arrivi”, un sistema che “ogni volta che una persone entrerà o uscirà dall’Ue registrerà data e ragione del viaggio”.
ABOLIZIONE DEL ROAMING
Un passaggio del suo discorso Juncker lo ha dedicato anche all’abolizione del roaming affermando che la promessa di abolire le tariffe “verrà rispettata”. Per questo, ha spiegato “ho fatto ritirare progetto dei servizi che si basava su una buona intenzione ed era certamente corretto ma non corrispondeva alla promessa fatta”. La settimana prossima, ha promesso “potrete vedere progetto migliore” che sarà fedele al principio che “quando si viaggia in Europa ognuno deve sentirsi a casa propria, ovunque”.