di Claudia Vago
Il ruolo della Banca europea per gli investimenti (BEI) nel finanziamento dello sviluppo si è rapidamente espanso negli ultimi anni, come dimostrato dalle recenti affermazioni della banca stessa di rappresentare una soluzione alle cause a medio e lungo termine della crisi dei migranti. Il crescente mandato per politiche di sviluppo della BEI viene accompagnato da un crescente ruolo macroeconomico a livello europeo: attraverso due successivi aumenti di capitale e il suo ruolo centrale nel “piano di investimenti per l’Europa”, il potere politico e reputazionale della BEI è cresciuto significativamente nell’ultimo decennio.
Eppure ora con circa 80 miliardi all’anno impiegati dentro e fuori l’Unione europea, aumentano anche le responsabilità della BEI. Il report di Counter Balance analizza criticamente un aspetto poco conosciuto delle operazioni della BEI: il suo uso di fondi di private equity. La BEI finanzia tali fondi di investimento per portare benefici alle piccole e medie imprese dentro e fuori Europa. Il report presenta numerose statistiche e fatti su fondi di investimento recentemente finanziati dalla BEI. Descrive l’uso di paradisi fiscali e fondi di private equity registrati offshore, casi frequenti di revolving doors e sistematica mancanza di trasparenza in questo tipo di operazioni. Contesta anche il modello di business alla base di questo tipo di finanziamento dello sviluppo.
Mentre la consapevolezza della BEI e l’accettazione del suo ruolo di sviluppo sono in crescita, la conoscenza e la comprensione tra i decisori europei di alcune delle pratiche di prestito oscure e opache della BEI rimangono scarne. Nel momento in cui la pressione pubblica sta montando sulle istituzioni UE per reprimere seriamente i paradisi fiscali, l’UE dovrebbe fare in modo che il proprio istituto finanziario, la BEI, concludesse tali operazioni.
Anche mentre le istituzioni finanziarie come l’International Finance Corporation (IFC) del gruppo della Banca mondiale stanno prendendo provvedimenti incrementali per affrontare i problemi legati all’utilizzo degli intermediari finanziari, la BEI continua a ignorare sistematicamente i richiami della società civile e del Parlamento europeo per aumentare la trasparenza delle sue operazioni e sviluppare una politica fiscale responsabile. Per esempio, nel mese di aprile 2016, il Parlamento ha chiesto alla banca di «rafforzare le proprie attività di due diligence in modo da migliorare la qualità delle informazioni sui beneficiari finali e per prevenire in modo più efficace le operazioni con gli intermediari finanziari con un record negativo in termini di trasparenza, frode, corruzione, criminalità organizzata, riciclaggio di denaro e impatti sociali e ambientali nocivi o registrate nei centri finanziari offshore o paradisi fiscali che ricorrono a pianificazione fiscale aggressiva».
L’appello di Counter Balance, coalizione di organizzazioni convinte che la finanza pubblica sia un driver fondamentale verso società aperte e sostenibili, alla BEI è semplice: stabilire una moratoria sul suo sostegno ai fondi di investimento finché non si affrontano e risolvono i problemi strutturali relativi a queste operazioni.
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Pubblicato su Non con i miei soldi il 15 settembre 2016.