Bruxelles – Nostalgia, dolore, ricordi, amore: tutto questo e molto altro è una famiglia per chiunque e ancora di più per un migrante che deve allontanarsene. Lo è a maggior ragione per i tanti minori non accompagnati che raggiungono l’Europa. Bambini che diventano grandi in pochi giorni durante un viaggio difficile che li allontanerà per sempre dai loro affetti. La principale speranza che portano con loro, insieme ad alcune foto e a qualche vestito, è quella di riabbracciare le proprie famiglie il prima possibile. Tuttavia, molti di loro non riusciranno a farlo e resteranno soli per anni, ancora più soli perché in terre sconosciute.
“I viaggi verso l’Europa di migranti e rifugiati rischiano di essere la prima causa di divisione delle famiglie”, ricorda l’ultimo rapporto dell’agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) che ha analizzato i flussi migratori di 7 Paesi dell’Unione europea: Austria, Bulgaria, Germania, Ungheria, Grecia, Italia e Svezia. “Più di un terzo dei nuovi arrivati negli ultimi anni è costituito da minori non accompagnati che sono costretti a separarsi dalle loro famiglie”, spiega il rapporto secondo cui “i ritrovamenti e le riunificazioni familiari diventano così sempre più difficili, violando di fatto uno dei diritti fondamentali garantiti nell’Unione europea che è il rispetto per la vita familiare”.
La riunificazione della famiglia è fondamentale non solo per lo stato psico-fisico dei migranti, ma anche per porre le radici dell’integrazione a lungo termine che altrimenti è molto più difficile da realizzarsi. Un migrante o un rifugiato solo è una persona più debole, esposta a maggiori pericoli e soprattutto più triste. Gli affetti familiari sono fondamentali per superare tutte le difficoltà di una persona lontana dalla propria terra e cultura.
La riunificazione familiare è diventata ancora più urgente dopo il 2015, quando sempre più migranti che attraversavano la rotta balcanica hanno dovuto dividersi dalle proprie famiglie a causa della costruzione di nuove barriere e fili spinati. Inoltre, “recentemente diversi Stati membri hanno introdotto alcune restrizioni legali che rendono più difficile i ricongiungimenti familiari”, si legge nel rapporto.
Il problema della divisione delle famiglie secondo l’agenzia europea potrebbe essere risolto rafforzando alcune azioni mirate a livello europeo e nazionale. Alcune persone alla ricerca di un proprio caro utilizzano uno strumento della Croce Rossa, il “Trace the face”, letteralmente “Ritrova il volto”. Si tratta di foto di persone che cercano i loro familiari, di cui dal giorno della partenza non hanno più notizia. Oltre 1500 sono le foto già pubblicate dalla Croce Rossa, molte altre giacciono nei cassetti di chi ha perso la speranza di cercare e altre forse non troveranno mai un destinatario.
La Croce Rossa ha redatto un datebase con la speranza che, rifugiati e migranti che sono abituati ad utilizzare i social, possano riconoscere in quelle foto un proprio caro. Eppure, “in alcuni Paesi dell’Unione europea non esiste nessuna associazione che si occupa del problema del ritrovamento e riunificazione delle famiglie dei migranti e rifugiati”, si legge nel report dell’agenzia europea.
Molti sono gli ostacoli che impediscono la riunificazione delle famiglie. Alcuni migranti semplicemente non hanno più l’identità con cui sono partiti, perché non hanno i documenti oppure i loro nomi sono stati registrati in maniera sbagliata. Spesso negli uffici pubblici dei Paesi di approdo trovano personale che non conosce la loro lingua, a volte neppure l’inglese, e che quindi scrive male il loro nome su documenti ufficiali con cui dovrebbero essere identificarli.
Molti rifugiati e migranti, soprattutto quelli che hanno almeno qualche componente della propria famiglia in un Paese europeo, “si muovono con molta rapidità lungo la rotta migratoria”, sostando nei Paesi di transito per meno tempo possibile e rendendo così è più difficile rintracciarne i movimenti e quindi l’identità.
Ci sono poi famiglie che aspettano per anni di avere un segnale da un figlio, un fratello o un marito che non arriverà mai. Sono persone che dormono nei fondali del Mediterraneo e spesso le famiglie non lo sanno e non potranno mai riunificarsi ai loro familiari partiti e mai arrivati. Non solo le famiglie, ma neppure le autorità europee e le associazioni hanno un quadro chiaro della situazione migratoria.
“Mancano dati sistematici e affidabili che permettano di sapere quanti rifugiati partono e quanti ne arrivano con o senza le loro famiglie”, spiega il rapporto, “né si conosce il numero esatto delle persone che sta cercando un proprio familiare oppure il numero preciso delle domande di riunificazione”.