Dall’inviato.
Berlino – È in arrivo un nuovo test elettorale per la cancelliera Merkel e questa volta non si tratta di un piccolo Land come il Meclemburgo-Pomerania, ma della capitale, che nell’ordinamento tedesco è equivalente ad un Land: è una città stato, ha un proprio parlamento (Abgeordnetenhaus), dei propri ministri e dei consigli di quartieri (Bezirke) che potremmo definire come i municipi nelle città più grandi italiane.
Berlino non è solo la capitale, ma anche una delle città più problematiche della Germania. Nonostante lo spostamento della capitale da Bonn dopo la caduta del muro, sembra che questo non sia mai caduto e la città sia ancora spaccata tra la parte est e quella ovest.
Negli ultimi anni la miriade di giovani che ha deciso di stabilirsi qui per i costi contenuti dell’affitto, l’aura di libertà che la avvolge e il riconoscimento come capitale “cool” europea, al pari di Londra ma più economica, ha portato benefici ma anche molte contraddizioni.
Berlino è una città “povera ma sexy” come sosteneva l’ex sindaco Klaus Wowereit e, basta farsi un giro per le strade di alcuni quartieri per capirlo e, nel caso in cui questo non bastasse, un recente studio dell’Insitut Der Deutschen Wirtschaft di Colonia ha mostrato che la Germania avrebbe un incremento del Pil dello 0,2% senza la propria capitale. Per fare un paragone, l’Italia senza Roma vedrebbe una diminuzione del 2.1%.
Lo stesso vale per la disoccupazione, infatti, nonostante le diverse Start-up che si sono insediate nella capitale tedesca, il numero degli individui senza lavoro è salito al 9% rispetto alla media nazionale che si attesta intorno al 6% (Dati Statista 2016).
Questi dati non sono molto confortanti per il nuovo sindaco, che potrebbe anche essere l’attuale, Michael Müller, sostenuto dalla Große Koalition tra Cdu (Unione Cristiano Democratica) e Spd (Partito Socialdemocratico) , chiamato a sostituire Klaus Wowereit, sindaco dal 2001 al 2014, che ha rassegnato le dimissioni in seguito alle critiche ricevute sulla costruzione del nuovo aeroporto che ha visto un aumento esponenziale dei costi e un ritardo notevole nella costruzione.
Lo scalo, destinato a diventare il principale di Berlino, avrebbe dovuto aprire entro il 2007, ad oggi non è ancora chiaro se l’inaugurazione avverrà nel 2017 ed è stato creato addirittura un sito web per mostrare ai contribuenti lo spreco di fondi pubblici dal giorno dell’inizio dei lavori.
Inoltre, c’è da sottolineare che Berlino, come le altre grandi città tedesche, ha visto l’arrivo di un sostanzioso numero di profughi e richiedenti asilo, nel 2015 circa 80.000 da Siria, Iraq, Afghanistan e altri paesi, che al momento sono ospitati in strutture sportive e palazzi messi a disposizione dalle municipalità.
Un’ulteriore problema, immancabile in una grande metropoli, è il caro affitti dovuto al costante processo di gentrificazione nato dal numero esorbitante di giovani che si sono trasferiti nella capitale aumentando la domanda di affitti in relazione ad un’offerta debole. Non è raro a Berlino visitare una casa in gruppi di 20 persone. Il problema è talmente sentito dalla popolazione, che nello scorso mese è stata proposta l’introduzione di canoni d’affitto a prezzi calmierati.
Infine, una sfida positiva per la capitale tedesca: in seguito alla Brexit molte start up e aziende con sede a Londra, stanno cercando un’altra città dove stabilire la propria sede e, l’area tra i quartieri di Mitte e Prenzlauerberg chiamata la Silicon Valley tedesca, potrebbe essere una delle scelte, sottraendo così a Londra il ruolo di “Tech Capital” europea.
Berlino negli ultimi anni ha visto la nascita di una Start up ogni 20 minuti e ha attirato più capitale di rischio rispetto a Londra – con 2.1 miliardi di euro diretti in Germania e € 1.7 miliardi di euro nel Regno Unito, secondo una ricerca di Ernst & Young. Grazie agli incentivi fiscali e alle sovvenzioni, Berlino sta diventando sempre di più la città delle Start up.
La responsabilità di rispondere a queste sfide spetterà ad uno dei candidati alla carica di Brugmeister tra Michael Müller della Spd, attuale Sindaco della città; Ramona Pop dei Verdi (Die Grühne); Frank Henkel per la Cdu; Sebastian Czaja per Fdp (Partito Liberal Democratico); Klaus Lederer per Die Linke (Sinistra); Georg Pazderski per Afd (Alternativa per la Germania) e Bruno Kramm per Die Piraten (I Pirati).
Le votazioni chiameranno 2,5 milioni di elettori a votare su due schede distinte: una per gli Spitzenkandidat, ovvero i candidati sindaco, con le liste che li sostengo che eleggeranno al parlamento cittadino di 149 seggi, e una seconda scheda per l’elezione dei consigli municipali, dove in ciascuno siedono 55 membri.
Intanto i sondaggi parlano chiaro e mostrano che la crescita di Afd è reale e dovrebbe raggiungere circa il 13% delle preferenze, con un calo di Spd che dal 28,3% del 2011 passa al 24% e quello della Cdu della cancelliera Merkel, dal 23,3% al 17%.
Per quanto riguarda gli altri partiti rimangono stabili I Verdi al 17% e c’è un consistente aumento del partito di sinistra Die Linke, che arriva al 15% con un aumento del 4%. La novità è sicuramente il partito xenofobo Afd e la distribuzione dei voti mostrata dal quotidiano Tagespiel. Infatti, sembrerebbe che la formazione guidata da Frauke Petry otterrà buona parte dei suoi voti nella parte est della città, proprio lì dove una volta si insediava la Repubblica Democratica Tedesca.
Questo potrebbe significare che il partito euroscettico guadagna voti sulla perdita di consenso di quello socialdemocratico, dal quale guadagna voti anche la formazione figlia dell’ex partito comunista Die Linke. Per quanto riguarda invece la Cdu, forte nella zona ovest della città, la più benestante, anche qui i voti vengono erosi dall’Afd, ma su base cittadina.
Proprio l’avanzata di Afd sembra essere la chimera dei partiti tradizionali, che già avevano ricevuto un avvertimento con il successo del partito dei Pirati nel 2011 che a queste elezioni rischia di non entrare in parlamento insieme ai Liberal Democratici non riuscendo a raggiungere il 5%.
La formazione del governo della città dovrà necessariamente passare per una coalizione e Cdu, Spd, Die Linke, Verdi e Fdp hanno sottoscritto un manifesto con cui hanno dichiarato una opposizione totale ad AfD e quindi, negato prima ancora delle elezioni ogni possibile alleanza. Forse, dopo il fallimento del 2011, queste saranno le elezioni che sanciranno la coalizione rosso-verde tra Spd, Die Linke e Verdi.