Roma – Si è spento oggi, all’età di 95 anni, il presidente emerito della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. “Mi sono sempre definito un cittadino europeo nato in terra d’Italia: da oggi mi sento veramente tale”. Con queste parole commentò la nascita dell’euro il primo gennaio 1999, un passaggio per il quale si spese da ministro del Tesoro nei governi Prodi e D’Alema, dal 1996 al 1999. Ancora prima, da governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993, affrontò i delicati passaggi del divorzio della banca centrale dal Tesoro (1981) e la traumatica svalutazione della lira del 1992, decisa insieme con l’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato e il ministro Beniamino Andreatta.
Erano i tempi dell’indigesta finanziaria da 93mila miliardi di lire, che in molti ancora ricordano per il prelievo forzoso sui conti correnti dei cittadini. Cure da cavallo fatte per risanare i conti pubblici e che sono proseguite anche quando ad Amato successe lo stesso Ciampi a Palazzo Chigi, dal 1993 al 1994, e che hanno portato l’Italia nell’euro sin dal primo momento. Obiettivo raggiunto a dispetto di ogni previsione dei partner europei: appena prima del varo della moneta unica, l’allora collega tedesco di Ciampi, Theo Weigel, prevedeva che “l’Italia di certo non potrà entrare nell’euro dall’inizio”. Missione compiuta, invece, anche grazie all’eurotassa imposta da Prodi e Ciampi per raggiungere l’obbiettivo di un deficit pubblico sotto il 3% del Pil. Il più famoso dei parametri di Maastricht fu rispettato ampiamente. Il rapporto deficit/Pil raggiunse il 2,7% – si partiva dall’oltre 10% di dieci anni prima – e la Lira fu sostituita dall’euro sin dal primo giorno di entrata in vigore della moneta unica.
Per il suo successore al Quirinale, Giorgio Napolitano, Ciampi fu un “alfiere della costruzione di un’Europa integrata e unita”. L’attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella, saluta con cordoglio “un grande italiano e un grande europeo”. Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, ricorda di Ciampi “l’europeismo convinto che ha saputo coniugarsi a una potente azione di rilancio dell’identità e dell’orgoglio nazionale”. Mentre il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dal vertice con i colleghi europei a Bratislava interviene con un tweet per ringraziare “l’uomo delle istituzioni che ha servito con passione l’Italia”. Sempre su Twitter, anche il presidente della commissione europea, Jean Claude Juncker, esprime cordoglio perché “oggi perdiamo un grande Italiano e un grande europeo”. Era “un patriota con l’Europa nel cuore” anche per il presidente della commissione Politiche Ue di Montecitorio, Michele Bordo.
“Lo ricordiamo come integerrimo uomo delle istituzioni, il cui operato e’ sempre stato guidato da un profondo ideale europeista e dalla volontà di portare il proprio paese nel contesto comunitario. Il suo contributo è stato fondamentale nella costruzione dell’Europa, di cui è stato protagonista in un momento assai difficile per l ‘Italia”, dice Patrizia Toia, capo delegazione Pd al Parlamento europeo . Secondo il vice presidente dell’Eurocamera David Sassoli “Ciampi ha voluto bene all’Italia e gli italiani gli hanno voluto bene. È stato un uomo della Repubblica che non si è mai arreso e ha consentito al nostro Paese di riprendersi il posto che merita nella scena europea e internazionale. Ci lascia una testimonianza di coerenza, competenza e dignità di altissimo valore morale e civile”.
L’europeismo di Ciampi emerge con forza dall’ultima intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, nel 2011, quando, in piena crisi economico-finanziaria, giudicava carenti le risposte che allora si andavano delineando nell’Ue e nell’Eurozona, perché “di fatto non c’è stato il governo dell’Europa”. Era convinto, e lo confessava al giornalista Arrigo Levi che curò la sua biografia, “che se fossero rimasti in carica per qualche anno di più alcuni ministri che avevano vissuto la creazione dell’euro, avremmo compiuto il passo indispensabile di far corrispondere alla Banca centrale europea un governo unico, coordinato, dell’economia europea, con alcuni poteri sovranazionali”. Un passo che ancora oggi non è stato compiuto e che, a distanza di anni dalle parole di Ciampi, non sembra molto più vicino a verificarsi.