Bruxelles – L’Europa potrebbe presto sapere sistematicamente molto di più sui cittadini non europei che ogni giorno la attraversano: nome, cognome, provenienza, intenzioni di viaggio e molto altro. Potrebbe grazie a un nuovo sistema di controllo e scambio di informazioni presentato oggi dalla Commissione europea. Tutti i cittadini non europei che transitano per un breve periodo nei paesi dell’area Schengen (per un massimo di 90 giorni in 6 mesi), saranno sottoposti al nuovo regime di controllo. Di ogni persona extraeuropea che si troverà sul suolo europeo le autorità potranno avere a disposizione informazioni come: l’identità, i documenti di viaggio, indicatori biometrici e dati di registrazione relativi all’ingresso e all’uscita dai confini esterni.
Proposto dalla Commissione lo scorso 6 aprile, insieme a un emendamento sul “Codice di regolamento dei Confini Schengen”, questo nuovo sistema di controllo serve a monitorare i confini esterni dell’Unione, ridurre l’immigrazione irregolare, combattere il terrorismo e rafforzare la sicurezza interna. L’esecutivo comunitario ha chiesto che la proposta venga adottata entro la fine di quest’anno e che sia operativo già a partire dall’inizio del 2020.
“Quando un cittadino entra o esce dal territorio europeo”, ha spiegato il presidente Juncker durante il suo discorso sullo stato dell’Unione davanti alla plenaria del Parlamento europeo, “saremo in grado di avere tutte le informazioni di viaggio come la data o il motivo dello spostamento, in modo da sapere prima chi è la persona che si muove sul continente prima che arrivi in Europa”.
Ancora, la Commissione europea vuole accelerare sulla creazione di un sistema europeo di informazioni e autorizzazione per i viaggi, per aumentare anche le verifiche sui cittadini di Paesi terzi che non hanno bisogno di un visto per entrare in Ue. Il sistema diventerebbe in pratica simile a quello statunitense. Il sistema verificherebbe l’ammissibilità di tutti i cittadini di Paesi terzi esenti dall’obbligo del visto a recarsi nello spazio Schengen e stabilirebbe se tali viaggi costituiscano un rischio in termini di sicurezza o di migrazione. Le informazioni sui viaggiatori sarebbero raccolte prima della loro partenza. La Commissione ha lanciato uno studio di fattibilità i cui risultati sono attesi a ottobre 2016. Una proposta legislativa dovrebbe essere presentata a novembre.
Quello che l’Europa ha già a disposizione per controllare chi si muove sul suo territorio è l’Europol, l’ufficio europeo di polizia contro la criminalità, che secondo Juncker “deve essere rafforzato”, e che è stato già ampliato con la recente creazione di tre centri specializzati in terrorismo, migrazioni e crimini informatici. Per avere informazioni condivise è necessario che siano sicure e protette in modo che non si aprano nuove scorciatoie illegali come la diffusione e l’uso di documenti falsi. Entro dicembre la Commissione dovrà approvare un piano d’azione per la sicurezza dei documenti in modo che da proteggere documenti di residenza, identità e di viaggio.
Quelli che l’Europa già utilizza e quelli che nasceranno sono tutti strumenti e sistemi di controllo e sicurezza di cui l’Unione si sta dotando con l’obiettivo finale di arricchire l’Agenda europea sulle migrazioni e quella sulla sicurezza ed aprire la strada all’effettiva Unione in ambito di sicurezza.
“Non possiamo avere tolleranza a scapito della sicurezza. Abbiamo bisogno di sapere chi attraversa i nostri confini”, ha ribadito Juncker, “Difenderemo le frontiere con la nuova Guardia Costiera e di Frontiera”. La nuova agenzia si occuperà di difendere i confini del continente e garantire anche una migliore gestione dei flussi migratori. Attualmente, la Commissione ha lanciato l’appello agli Stati membri affinché contribuiscano a dare il loro contributo nazionale in termini di personale di riserva della Guardia costiera e di Frontiera da utilizzare in casi di emergenza o per colmare le lacune per le operazioni recentemente svolte in Italia, Grecia e Bulgaria. “Da ottobre mi aspetto altri 200 agenti della Guardia costiera e di Frontiera”, ha detto Juncker, “oltre ai 600 già presenti al confine tra Grecia e Turchia e altri altri 100 che lavorano presso la frontiera bulgara”.