Bruxelles – Per popolari e socialisti è un discorso convincente che può segnare la ripartenza dell’Europa, per conservatori ed euroscettici è solo il solito stanco mantra già sentito negli ultimi mesi. È un’accoglienza divisa quella riservata dall’Aula del Parlamento europeo di Strasburgo al discorso sullo stato dell’Unione pronunciato dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Dopo la standing ovation dedicata al capo dell’esecutivo comunitario da buona parte dell’Aula, le repliche dei capigruppo sono iniziate in discesa con il leader del gruppo politico di Juncker, il popolare Manfred Weber, che ha dedicato il suo intervento ai giovani della cosiddetta “generazione Erasmus” che non vogliono “che l’Europa sia divisa ma che si trovino soluzioni e che ci si concentri su quello che si può fare meglio”. Ad iniziare a farlo, per Weber, devono essere i leader degli Stati membri a cui il leader del Ppe ha lanciato un appello in vista del summit di Bratislava di venerdì: “Smettetela con il populismo a buon mercato e iniziate ad assumervi le vostre responsabilità, smettete di biasimare Bruxelles a casa per decisioni che voi stessi avete preso”. Da parte sua, ha assicurato Weber, nei prossimi mesi il Ppe si impegnerà a salvaguardare “il modo di vivere europeo” che riguarda la promozione di un’economia sociale, un equo sistema di tassazione, la protezione dei confini, la solidarietà, l’equa distribuzione del peso dell’immigrazione, la crescita economica.
Soddisfatto del discorso di Juncker anche il capogruppo dei Socialisti&Democratici, Gianni Pittella. Dal presidente della Commissione è giunto un intervento “di alto profilo, serio, responsabile, consapevole”, ha detto il parlamentare italiano, sottolineando in particolare i passaggi sulla Brexit, sulle politiche per i migranti, “l’apertura sulla flessibilità” e le parole sull’Alto rappresentante Federica Mogherini che per Juncker deve diventare il vero ministro degli Esteri dell’Unione europea. “Il presidente Juncker ha dato risposte a molte priorità, come il lavoro, la democrazia, la crescita…e non ha mai pronunciato la parola ‘austerità’ e di questo lo ringrazio”, ha sottolineato Pittella. Circa il piano per i prossimi dodici mesi “noi lo sosterremo” ha garantito il leader socialista, che ha anche apprezzato nelle parole di Juncker “la capacità di reazione”. Pittella ha poi polemizzato, tra gli applausi dell’Aula, con la premier britannica Theresa May, “che tiene in scacco l’Unione. Se non fosse tragico – ha detto – sarebbe ridicolo”. Parole polemiche dall’italiano sono arrivate contro il suo collega popolare Weber al quale ha consigliato, come agli altri “rigoristi dell’austerità”, di “prendere antistaminici” se sono “allergici” alla flessibilità.
Critico invece il capogruppo dei conservatori, il britannico Syed Kamall, sostenitore della Brexit, che ha accusato la Commissione europea di non sapere rispondere alle preoccupazioni dei cittadini europei diventate evidenti dopo la scelta dei britannici. “Il malcontento va ben oltre la Manica”, ha sottolineato Kamall, ma “la nostra paura – ha continuato – è che il progetto europeo abbia inserito il pilota automatico. Più Europa costruiamo più distanti diventano i nostri cittadini”. Secondo i conservatori, invece, “l’Ue può fare meno, ma meglio”. Male, secondo il capogruppo Ecr non solo le azioni della Commissione ma anche il discorso di Juncker: “Oggi doveva essere un rilancio ma è stato fondamentalmente lo stesso mantra che abbiamo sentito anno dopo anno”, ha lamentato Kamall.
Molto concentrato sulla Brexit anche l’intervento del capogruppo dei liberali, Guy Verhofstadt, nominato negoziatore del Parlamento europeo per l’uscita del Regno Unito dall’Ue. “La Brexit non è una questione di punizioni o di vendetta, è una questione di solide relazioni tra Regno Unito ed Europa e di come vogliamo l’Unione europea in futuro”. Secondo il leader Alde bisogna “cogliere l’opportunità di non uccidere l’Europa, come qualcuno vorrebbe, ma di reinventarla”. Di necessità di “cambiare prospettiva” ha parlato anche la capogruppo della Sinistra Unita Gue, Gabi Zimmer, secondo cui il rischio è “di muoversi in cerchio con la testa del serpente che mangia la sua stessa coda”. Secondo Zimmer “dobbiamo decidere se continuare con lo status quo e arrivare al disastro o se vere una nuova Ue sociale e democratica”. Per la Gue “le istituzioni europee devono essere decisamente riformate e non solo sottoposte a piccoli cambiamenti”.
Di fronte all’incertezza della Brexit, per i Verdi, è chiaro che “l’Unione europea è la risposta”, ha dichiarato la co-presidente dei Verdi, Rebecca Harms, insistendo: “Vogliamo che siano prese azioni che facciano in modo che i cittadini possono avere una nuova fiducia nel cammino comune europeo”. Ma proprio la richiesta di più Europa è quello che fa infuriare nazionalisti ed euroscettici. “Da quello che sento sono felice che ce ne stiamo andando”, ha attaccato il britannico, Nigel Farage, membro del gruppo euroscettico Efdd. “Nessuna lezione è stata imparata dalla Brexit e si ripropone sempre la stessa ricetta: più Europa”, ha lamentato. Ancora più dura la leader del Front National, Marine Le Pen intervenuta a nome del gruppo Enl (Europa delle Nazioni e della Libertà) che ha definito il discorso di Juncker come “cupo e insipido, senza ispirazione, un elogio funebre per l’Unione europea”. Nelle parole del presidente della Commissione, secondo Le Pen, “non si è sentito nulla dell’aspirazione dei popoli che vogliono ritrovare la loro libertà. La vostra ricetta – ha concluso – è la stessa a prescindere dal problema: più Europa, ma è una formula magica priva di effetto”.