Bruxelles – Dopo giornalisti, insegnati e ufficiali dell’esercito, Recep Tayyip Erdoğan punta il dito contro i sindaci. Domenica 28 primi cittadini sono stati rimossi dai loro incarichi e sostituiti con amministratori statali che godono della fiducia del presidente turco. La decisione di Erdogan rientra nel regime di stato di emergenza di tre mesi, entrato in vigore dopo il tentato colpo di Stato dello scorso 15 luglio. Tra i sindaci rimossi, 24 di loro sono sospettati di essere legati al PKK, il Partito dei Lavoratori curdo, che sta portando avanti una resistenza armata nel Sud-Est del Paese, e che sta anche combattendo l’Isis in Siria. Gli altri quattro primi cittadini sono sospettati di appoggiare il nemico numero uno di Erdogan, il predicatore Fethullah Gulen che ora vive negli Stati Uniti, sospettato di aver organizzato il fallito colpo di Stato.
L’Europa prende atto di questa decisione motivata ufficialmente dalla “lotta al terrorismo” ma chiede che ogni provvedimento venga preso “nel rispetto del diritto e delle libertà fondamentali”.
“L’Unione europea riconosce il PKK come organizzazione terroristica e per noi la soluzione è fermare completamente la violenza e gli attacchi terroristici per avviare il processo politico del problema curdo.” A dirlo l’Alto Rappresentante per la politica estera Federica Mogherini che ha aggiunto: “Mi aspetto che la popolazione di questi comuni possa eleggere nuovi primi cittadini nel rispetto della legge turca.”
Il ministro degli Interni Suleyman Soylu, che ha preso la decisione di rimuovere i 28 sindaci, ha dichiarato che 12 di loro sono già stati arresti dalle autorità turche. Secondo il ministro la rimozione dei primi cittadini porterà ad allentare il controllo sulle città da loro governate “da parte di terroristi e di persone che prendono gli ordini da Qandil”, ha affermato riferendosi alla base operativa del PKK nel nord dell’Iraq. Nel mirino di Erdogan, dunque, resta il Partito dei Lavoratori curdo che l’Unione europea riconosce come organizzazione terroristica. I comuni colpiti dal provvedimento governativo, località come Sur o Silvan, si trovano proprio nell’area Sud-Est del Paese, in cui la presenza curda è consistente.