Bruxelles – Sin dall’inizio della sua audizione Julian King ha provato a convincere i deputati che se verrà accettato come commissario britannico all’Unione della sicurezza lavorerà per gli interessi europei e non per quelli di Londra. Per rimarcare il suo europeismo anche linguisticamente ha iniziato il suo intervento nella commissione Libertà civili del Parlamento europeo parlando in francese, qualcosa di inusuale per un inglese, ma non per lui che ha studiato a Parigi ed è stato, seppur per breve tempo, ambasciatore britannico in Francia. Nel ricoprire questo ruolo “ho difeso fortemente” le ragioni del Remain perché “sono sempre stato fiero di essere britannico e altrettanto fiero di essere europeo e non vedo contraddizioni tra le due cose”, ha affermato, ma “la maggioranza dei cittadini ha scelto la Brexit e dobbiamo rispettare questa decisione”.
Se il Parlamento di Strasburgo gli darà la fiducia “farò di tutto per servire l’interesse generale europeo e solo l’interesse generale europeo”, ha giurato aggiungendo: “Non sono qui come un rappresentante del Regno Unito”. Ai tanti che gli chiedevano di questioni legate alla Brexit ha risposto che non era il suo compito parlarne proprio perché non si considera più un rappresentante del governo di Londra e perciò “non è il mio compito parlarne”. La fiducia dei deputati e dei colleghi nell’esecutivo Juncker, ha aggiunto, “la conquisterò col mio lavoro nel collegio e rispettando il giuramento che terrò. Non lavorando mai come un rappresentante del governo britannico o per gli interessi britannici”. Ma lavorerà “per gli interessi anche dei cittadini britannici, finché saranno cittadini dell’Unione”, e poi quando la separazione sarà ufficiale “il mio compito sarà finito”.
Nel parlare del suo compito di responsabile dell’Unione della sicurezza King ha fatto capire che la sua priorità sarà la lotta al terrorismo, che potrà essere sconfitto “solo lavorando insieme”. “La sicurezza di un Paese è quella di tutti” e anche se “l’articolo 4 dei trattati dice che la sicurezza nazionale resta competenza degli Stati”, ci sono “minacce che questi non possono affrontare da soli” e per questo l’Unione della sicurezza è così importante.
Il commissario designato ha esposto le sue priorità per raggiungerla. Per prima cosa “dobbiamo trovare urgentemente un accordo sulla proposta di direttiva per la lotta al terrorismo”, per “continuare a ridurre l’accesso ai finanziamenti dei terroristi, ridurre l’accesso alle armi illegali e aumentare la cooperazione con i Paesi terzi”. L’approvazione del testo “lavorando a stretto contatto con voi e con il Consiglio spero potremo raggiungerla entro fine anno”. Poi bisogna fare in modo che le agenzie europee come Europol “giochino un ruolo maggiore nel supportare le autorità nazionali a combattere terrorismo e crimine organizzato”. Terzo bisogna “combattere la radicalizzazione” e il lavoro “deve iniziare molto prima che i terroristi si radicalizzano”, per questo ci vuole uno “special focus in scuole e carceri su bambini e carcerati”. Quarta priorità la lotta “contro la propaganda e i discorsi di odio online”, con l’obiettivo di “costruire una piattaforma comune per eliminare i contenuti inaccettabili”. Quinta e sesta priorità “fare in modo che i sistemi esistenti per la condivisione delle informazioni siano implementati e applicati appieno” e “fare il miglior utilizzo possibile di questi sistemi di informazione per assicurarsi che i dati siano condivisi in maniera sicura e arrivino in tempo a chi ne ha bisogno”. Settimo “bisogna rafforzare la sicurezza ai confini esterni”, in quanto “il loro controllo è fondamentale per fermare i terroristi che vogliono entrare in Europa”, e in questo aiuterà la guardia costiera europea “che sarà presto operativa”. Ottava priorità “proteggere gli obiettivi sensibili”. Su questo punto, ha spiegato “è stato già fatto un buon lavoro sulla sicurezza aerea”, che ora “si deve estendere a quella navale”.
“C’è molto lavoro da fare e se mi darete la fiducia mi metterò al lavoro immediatamente con cuore e anima per rendere l’Unione più sicura”, ha concluso King. “Anche se non sono un politico negli ultimi 20 anni ho nuotato in un mare politico, e userò l’esperienza che mi sono fatto”, per portare avanti il compito che Juncker gli ha affidato, un lavoro “che per me non è non è part time o di seconda classe”, e per questo “ripagherò il presidente della Commissione della fiducia che mi ha accordato”.