Roma – L’Italia è tra i paesi Ue in cui la crisi economica iniziata sul finire dello scorso decennio ha avuto gli effetti peggiori sui giovani. Dal secondo trimestre 2007 allo stesso periodo del 2015 i disoccupati compresi tra i 15 e i 24 anni di età sono aumentati del 17,4%, passando dal 21,4% al 38,8%. Peggio degli italiani solo gli spagnoli (+27,4%) e i greci (+26,5%), con risultati ben più negativi rispetto alla media Ue a 28, che ha raggiunto il 19,7% segnando un incremento del 4,4%. È l’amara situazione fotografata da uno studio condotto da Impresa Lavoro e basato su dati Ocse.
Sono invece appena 4 i Paesi in cui si è registrato un calo della disoccupazione giovanile nel periodo considerato. Com’è facile attendersi, è la Germania a essere messa meglio: con una riduzione del 4,3%, è passata dall’11,3% di inoccupati del 2007 al 7% di fine 2015. Un buon risultato anche quello dell’Ungheria (-4%), che però ha registrato una percentuale più che doppia di disoccupati, arrivati al 15,2%. La Svezia è riuscita a limare di mezzo punto il dato, attestandosi al 19%, mentre il Regno unito è passato dal 13,7% al 13,4% (-0,3%).
A preoccupare è anche il dato sull’inattività. I giovani che non studiavano né lavoravano, i cosiddetti ‘neet’, a fine 2015 erano il 26,9% in Italia, il valore più alto di tutta l’Ue, la cui media si è attestata al 16% con un incremento dell’1,3%. Per il nostro Paese si tratta di un +7,4% di inattivi rispetto a fine 2007, valore che ci piazza al secondo posto in termini di crescita dei neet, preceduto ancora una volta dalla Grecia, dove sono aumentati dell’8,3%, e seguito dalla Spagna (+6,8%). Anche questo dato vede la Germania all’estremo opposto della classifica. I giovani tedeschi inattivi sono calati del 3,5%, attestandosi all’8,8% rispetto al 12,3% del 2007. Neet in calo anche in Gran Bretagna (-1%), Ungheria (-0,5%) e Austria (-0,4%).