Bruxelles – Nel mondo circa 50 milioni di bambini sono costretti a fuggire dalle loro case, più della metà di loro, 28 milioni, a causa dei conflitti, e molti altri fuggono con la speranza di trovare una vita migliore e più sicura. Lo rivela l’ultimo rapporto sui “minori sdradicati” realizzato dall’Unicef, l’Agenzia dell’Onu per la difesa dell’infanzia, che lancia l’allarme su un fenomeno in costante crescita.
Il rapporto “Uprooted: The Growing Crisis for Migrant and Refugee Children”, offre uno spaccato sulla condizioni dei minori che fuggono nel mondo, spiegando da dove vengono, dove stanno andando, perché si spostano e quali sono i pericoli che devono affrontare dentro e fuori i confini della loro terra d’origine.
Lo studio precede il Summit sui rifugiati e sui migranti del prossimo 19 Settembre presso il quartiere generale dell’Onu a New York, richiamando l’attenzione dei governi sulla condizione dei minori che fuggono, l’importanza di fornire loro servizi di qualità, non allontanarli dalle loro famiglie e evitare che siano chiusi in centri di detenzione a causa del loro status di migranti.
Gli ultimi dati sulla crisi dei bambini rifugiati e migranti dipingono una situazione preoccupante sulla condizione dei bambini sdradicati e delle loro famiglie che vivono in condizioni talmente difficili da preferire di affrontare ogni forma di pericolo durante il loro viaggio piuttosto che rimanere nei loro luoghi di origine.
Traumatizzati dai conflitti e dalle violenze subite, moltissimi bambini nel mondo scappano affrontando altri pericoli mentre fuggono, incluso il rischio di affondare durante i viaggi in mare, la malnutrizione e la disidratazione, la tratta dei minori, i rapimenti, gli stupri e, perfino, la morte. Inoltre, negli Stati che attraversano durante il loro viaggio e in quelli in cui arrivano devono affrontare ogni forma di xenofobia e discriminazione.
“Le immagini indelebili del piccolo corpo di Aylan Kurdi ritrovato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, morto annegato nel tentativo di raggiungere l’Europa, o del bambino di Aleppo, seduto in un’ambulanza, dopo essere stato estratto vivo dalle macerie di un palazzo, hanno sconvolto il mondo intero”, ha detto il direttore dell’Unicef Anthony Lake, tuttavia ha aggiunto, “ognuna di queste immagini rappresenta i tanti milioni di bambini in pericolo di vita che chiedono che la nostra compassione per il singolo bambino si traduca in azioni per tutti i bimbi del mondo”.
Tra i rifugiati che scappano dalla loro terra d’origine, i bambini sono sempre di più: rappresentano circa un terzo della popolazione globale e circa la metà di tutti i profughi. Nel 2015 circa il 45 per cento di tutti i bambini rifugiati e sotto la protezione dell’Unhcr venivano da Siria e Afghanistan.
Circa 28 milioni sono i bambini costretti a fuggire a causa di violenze e conflitti interni ai confini del loro paese, inclusi 10 milioni di bambini rifugiati, e circa 17 milioni di bambini sfollati all’interno delle loro nazioni di provenienza, piccoli che hanno un bisogno urgente di assistenza e di accesso ai servizi fondamentali.
Nel 2015 più di 100 mila minori non accompagnati hanno presentato richiesta d’asilo in 78 nazioni, un numero tre volte maggiore di quello del 2014. I minori non accompagnati sono quelli maggiormente esposti al rischio di sfruttamento e abusi da parte di organizzazioni criminali e trafficanti.
Circa 20 milioni di bambini hanno lasciato la loro casa per una lunga serie di altri motivi che vanno dalla povertà estrema alla violenza tra bande. In base all’ultimo rapporto dell’Unicef, la Turchia accoglie il maggior numero di rifugiati, e molto probabilmente il numero più grande di bambini rifugiati nel mondo.
In relazione alla sua popolazione, il Libano ospita il numero più alto di profughi: circa una persona su cinque in Libano è rifugiato, mentre in altri paesi le proporzioni sono molto diverse. Nel Regno Unito c’è un rifugiato ogni 530 abitanti e uno ogni 1200 negli Stati Uniti. Considerando le nazioni che ospitano rifugiati in relazione al reddito, la Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e il Pakistan ospitano la più alta concentrazione di persone che fuggono dalla loro terra d’origine.
Secondo il rapporto dell’Unicef, la condizione di illegalità e di sfruttamento in cui vivono i bambini che fuggono non è inevitabile. Esistono rotte sicure e legali e l’immigrazione può offrire opportunità sia per i bambini che emigrano che per le comunità che li accolgono. Un’analisi dell’impatto dell’immigrazione nei paesi di arrivo ha fatto emergere che gli immigrati danno alla società che li ospitano con le tasse più di quanto ricevono, riempiono dei vuoti nel mercato del lavoro e contribuiscono alla crescita economica e all’innovazione dei paesi in cui arrivano.
I bambini costretti a fuggire dalle loro case spesso non riescono a beneficiare di alcuni potenziali benefici dell’immigrazione come l’istruzione, un fattore trainante per molti bambini e famiglie che scelgono di migrare. Un bambino rifugiato è cinque volte più probabile che sia tagliato fuori dal sistema dell’istruzione di un bambino che non è stato costretto a lasciare la sua casa.
Quando sono in grado di frequentare la scuola, questa diventa il luogo in cui è più facile per loro incorrere in discriminazioni, incluse forme di ingiustizia e bullismo. Esistono anche sentimenti di xenofobia che si trasformano in attacchi diretti ai migranti più piccoli. Solo in Germania, nel 2015 le autorità hanno registrato 850 attacchi contro centri per rifugiati.
Secondo il presidente dell’Unicef Lake, se le nazioni che accolgono non offrono ai minori rifugiati le stesse opportunità dei loro coetanei che vivono sul posto, “non solo il loro futuro sarà segnato negativamente, ma le società ne saranno impoverite”. Bisogna, dunque, intervenire attraverso alcune azioni mirate, suggerite dall’organizzazione internazionale sull’infanzia. Prima di tutto è necessario proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolare i minori non accompagnati, da sfruttamento e violenza, porre fine alla detenzione di bambini richiedenti asilo o migranti attraverso misure alternative alla pena, non allontanare i bambini dalle loro famiglie, garantire ai minori migranti e rifugiati accesso alla sanità e altri servizi di qualità, intervenire sulle cause dei movimenti su larga scala di migranti e rifugiati e, infine, combattere xenofobia, discriminazione e marginalizzazione dei più piccoli.