Bruxelles – La fine del roaming, “deve voler dire la fine del roaming”, e quindi la clausola del ‘giusto uso’ che limita a 90 giorni il termine massimo per poter usare il telefono all’estero senza costi aggiuntivi è un “cinico tentativo” di mandare all’aria quanto concordato tra Parlamento europeo e Consiglio Ue. Il gruppo dei liberali Alde critica la scelta della Commissione europea per aver inserito questa clausola nel regolamento in materia. Questa decisione “deve essere urgentemente rivista”, chiede il leader del gruppo, Guy Verhofstadt secondo cui “così come attualmente formulata, questa clausola uccide lo scopo originario del regolamento sul roaming, adottato dai deputati”. “Il nostro punto di partenza dovrebbe essere quello di fornire le condizioni migliori per i cittadini europei approfondendo il mercato unico, non proteggere i profitti degli operatori di telecomunicazioni ad ogni costo”, aggiunge.
Per il liberale Jens Rohde, responsabile del provvedimento per i liberali, si tratta di “uno sviluppo deludente” e di “un cinico tentativo di minare la volontà dell’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio”, per questo, promette, “faremo tutto il possibile per invertire questi limiti arbitrari. La fine di roaming deve significare la fini del roaming, non solo per 30 giorni o 90 giorni”.
La Commissione europea oggi tramite il suo portavoce Margaritis Schinas si è detta “sorpresa” da “interpretazioni scorrette che abbiamo visto su certa stampa” circa la decisione sui 90 giorni. “Mediamente -ha spiegato Schinas – i cittadini europei viaggiano nell’Unione per 12 giorni l’anno, dunque la nostra proposta di un limite assoluto di almeno 90 giorni serve a tutelare i cittadini, i turisti, gli studenti e non coloro che stabilmente vivono in un altro Paese”, e che magari approfittano di abbonamenti a tariffe più basse di Paesi nei quali non risiedono. Schinas ha anche annunciato che alcune compagnie telefoniche hanno già anticipato le regole sull’abolizione del roaming in via definitiva.