Roma – La Guardia di frontiera e costiera europea sarà operativa nella prima metà del prossimo anno. È la previsione del primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, che nel corso di un Dialogo con i cittadini, tenutosi ieri al teatro greco di Siracusa, si è detto “ottimista che entro primavera sarà tutto pronto” per far funzionare l’organismo Ue da dispiegare se uno Stato membro dovesse trovarsi in difficoltà nella gestione dei flussi migratori.
“Sulla Guardia costiera e di frontiera europea abbiamo fatto una cosa incredibile”, ha proseguito l’olandese ricordando che la decisione di istituirla è stata approvata in soli sei mesi, a fronte di una media di 2 anni solitamente necessari per l’approvazione di provvedimenti comunitari. “Adesso dobbiamo applicare questa decisione e ciò vuol dire che Stati membri devono dare i mezzi necessari”, ha spiegato confermando la convinzione che l’impegno verrà mantenuto in tempi abbastanza brevi.
Incalzato da una platea molto sensibile sul tema migratorio, Timmermans ha voluto prima ringraziare il governo, le associazioni di volontariato e i cittadini italiani perché sull’accoglienza dimostrano “un livello di umanità e di valori purtroppo non presente dappertutto” in Europa. Tuttavia, se l’accoglienza di chi ha diritto alla protezione internazionale “è un dovere per tutti”, ha indicato, mantenere una distinzione tra rifugiati e migranti economici è una necessità. “Senza questa distinzione lasciamo ai populisti la possibilità di dire ‘non ci sono rifugiati ma solo migranti economici’, e a quel punto perderemmo tutto. Dobbiamo mantenerla proprio per continuare ad aiutare i rifugiati”, ha ammonito.
Secondo l’esponente dell’esecutivo comunitario, anche per i migranti economici vanno create possibilità di venire in Europa in modo legale”, perché “tra qualche anno ne avremo bisogno, se guardiamo la demografia europea”. Ma il momento politico, a suo avviso, non lo consente ancora: “Se adesso vado in un Parlamento nazionale e dico che voglio creare una via di ingresso legale per i migranti mi mandano via subito”, ha avvertito. “C’è bisogno di tempo” per convincere gli Stati nazionali di questa necessità.
A chi lo ha pressato riguardo alla riforma del regolamento di Dublino sul diritto di asilo, con la richiesta di modificare la norma che attribuisce al paese di primo arrivo l’onere dell’accoglienza, Timmermans risponde che “se il Parlamento europeo e la Commissione potessero decidere la riforma sarebbe già stata fatta”. Invece c’è da convincere anche il Consiglio europeo, dunque i governi, e per farlo si è scelto un compromesso: mantenere quella norma, che “va bene quando arrivano 10mila migranti all’anno”, ma prevedere che oltre una soglia ragionevole di arrivi scatti un meccanismo di redistribuzione dei rifugiati tra i Paesi membri. “Non è la soluzione ideale”, ha ammesso il braccio destro di Jean-Claude Juncker, ma è un modo per tentare di sbloccare l’impasse.
Un altro aspetto su cui si sono concentrate le preoccupazioni della platea riguarda le relazioni con la Turchia. È “un nostro vicino con cui abbiamo rapporti complessi, ma non avrebbe senso isolarlo”, ha indicato il numero due di Bruxelles. La severa repressione del tentato golpe, messa in atto dal presidente Recep Tayyp Erdogan, è in contrasto con i valori dell’Ue, ha convenuto Timmermans, ma “quello che dobbiamo fare, come europei, è far rimanere la Turchia nell’alveo dello Stato di diritto. Dobbiamo convincere Erdogan a non reintrodurre la pena di morte, che non sarebbe accettabile, e dobbiamo verificare che le persone che rimandiamo lì” in virtù dell’accordo sull’immigrazione “non siano in pericolo”. Da questo punto di vista, “i siriani che rimandiamo in Turchia sono al sicuro, l’ho verificato io stesso”, ha assicurato l’esponente socialista.