Bruxelles – Esiste la discriminazione verso il diverso che senti per strada, quando vai al supermercato o al bar e poi esiste un altro tipo di discriminazione, quella istituzionale. “Se uno stato ti riconosce non ti può discriminare”: così affermava Dijana Pavlovic, rappresentante della Federazione Rom e Sinti Insieme di Milano, lo scorso 27 gennaio del 2015 alla Camera dei Deputati. Nella giornata della memoria, in cui il popolo romanì ricorda il “Porrajmos”, la Shoah dei 500mila rom e sinti uccisi nei campi di concentramento nazisti, è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare “per l’integrazione delle comunità rom e sinti nella cittadinanza europea”. Il Comitato promotore della proposta “Se mi riconosci mi rispetti” ha lanciato una sfida all’Italia, paese in cui oggi esiste una legge, la 482 del 1999, che riconosce ufficialmente tutte le minoranze presenti sul territorio italiano, ad eccezione di quella rom e sinta. Un’esclusione che è in contrasto con l’articolo 6 della Costituzione italiana che recita: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
“Senza la cornice giuridica non si possono mettere in atto politiche di sostegno a queste comunità. Nella Costituzione (articolo 3, ndr) abbiamo un principio di eguaglianza formale che prevede che tutti devono essere trattati allo stesso modo”, spiega a Eunews uno dei promotori della proposta di legge, il senatore Francesco Palermo del Gruppo per le autonomie. “Il problema è quando si applica a situazioni particolari” come quella dei rom e “in questo caso c’è bisogno di basi normative specifiche per farlo”, continua.
Nel 2000 l’Italia ha firmato, insieme ad altri 32 paesi, la “Carta europea delle lingue regionali o minoritarie”, un trattato internazionale concluso a Strasburgo il 5 novembre del 1992. La Carta ha l’obiettivo di tutelare e promuovere le lingue regionali o minoritarie come parti del patrimonio culturale europeo in pericolo d’estinzione e, dall’altro, promuovere l’uso di queste lingue nella vita pubblica e privata. L’Italia, però, non ha mai ratificato la Carta, di cui nel 2013 un disegno di legge presentato dal senatore Francesco Palermo chiedeva la ratifica e l’esecuzione, proponendo in questo modo di includere anche la minoranza rom e sinta.
Sono passati tre anni e ancora non si è riusciti a colmare questo vuoto legislativo e sociale. Oltre al disegno di legge del senatore Palermo, sono state presentate altre quattro proposte di legge che chiedevano la ratifica della Carta presso la commissione congiunta Affari Costituzionali e Esteri, a cui è affidato il compito di esaminare il testo. Dopo due sedute e una prima illustrazione dei disegni di legge, il 28 maggio del 2015 sono scaduti anche i termini per presentare gli emendamenti. Così da un anno il testo prende polvere nelle stanze di Palazzo Madama.
Secondo il senatore ci sono alcuni punti critici del testo che non lo fanno andare avanti nell’iter legislativo: “I costi legati alle traduzioni dei documenti ufficiali o all’impiego di interpreti e il rischio che con il riconoscimento si possa favorire spinte secessioniste”. Tuttavia, l’ostacolo più grande secondo il Senatore Palermo è proprio l’oggetto della legge, il fatto che riguarda i rom: “In questo paese ci sono dei temi che sono politicamente non popolari e, quindi, qualsiasi cosa che possa riguardare anche indirettamente i rom crea automaticamente l’allarme soprattutto in certi rappresentanti”.
Il senatore del gruppo delle autonomie è anche l’autore di un altro disegno di legge, che costituisce le fondamenta del testo di iniziativa popolare sul riconoscimento della lingua e cultura rom: “Norme per la tutela e le pari opportunità della minoranza dei rom e dei sinti”. Presentato il 4 giugno del 2013, oggi è fermo presso la prima commissione permanente Affari Costituzionali del Senato, dove l’esame del testo non è mai iniziato.
Attualmente resta ancora in piedi la legge di iniziativa popolare, per la quale il comitato promotore sta raccogliendo le 50mila firme richieste. Gli obiettivi da raggiungere con il nuovo testo sono quelli chiesti più volte dall’Europa e contenuti anche nel recente Quarto Parere del comitato consultivo della Convenzione-quadro del Consiglio d’Europa per la protezione delle minoranze nazionali.
Il comitato “Se mi riconosci mi rispetti” chiede di: estendere le tutele attualmente garantite alle altre minoranze linguistiche con la legge 482/1999 anche alla minoranza rom e sinta; incentivare la nascita di associazioni composte da rom e sinti; favorire il diritto di vivere nella condizione liberamente scelta di sedentarietà o di itineranza e di abitare in alloggi secondo una pluralità di scelte. Infine, introdurre norme che sanzionino le discriminazioni fondate sull’appartenenza a una minoranza.