Bruxelles – Non si ferma la politica di espansione israeliana. E, questa volta, Tel Aviv ha depositato un nuovo piano per la creazione di 770 abitazioni a Gerusalemme Est, nell’insediamento di Gilo. La reazione dell’Ue è stata immediata. La decisione di costruire le case in un luogo “posizionato nel territorio palestinese occupato a Gerusalemme Est, minaccia la validità di una soluzione fra i due Stati. Questo contribuisce a stabilire un anello di insediamenti israeliani attorno alla città, quindi a tagliar ancor di più fuori Gerusalemme Est dalla parte sud della Cisgiordania”, ha fatto sapere il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna, guidato da Federica Mogherini.
Quello di Gilo è solo l’ultimo di una serie di episodi che hanno fatto reagire Bruxelles alla politica di insediamenti israeliani. A inizio luglio, non appena si era concluso il Ramadan, Tel Aviv aveva deciso di ampliare l’insediamento di Maale Audmin con 560 case e quelli di Ramot, Har Homa e dello stesso Gilo con 240 abitazioni. In quell’occasione, il Servizio europeo per l’azione esterna aveva definito “illegale secondo quanto stabilito dalle leggi internazionali” la scelta del governo di Benjamin Netanyahu.
E ancora “illegale” è stato definito dall’Ue il nuovo piano israeliano. “L’annuncio arriva giusto qualche settimana dopo il report del Middle East Quarter che richiamava Israele a abbandonare la sua politica di insediamenti”, hanno ricordato dal Servizio europeo per l’azione esterna. “La decisione pone domande legittime sulle intenzioni a lungo termine di Israele, che sono comprovate dalle dichiarazioni di qualche ministro israeliano che non ci sarà mai uno Stato palestinese”. Per questo, di nuovo, l’Unione “chiama Israele a cambiare questa decisione e a interrompere la sua attività di insediamento”.