Bruxelles – Per ridurre l’economia sommersa della sharing economy bisogna ricorrere all’arma della semplicità. E’ questa l’opinione della direttrice dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, che durante un’audizione in Parlamento sulla proposta di legge relativa all’economia collaborativa, in esame nelle commissioni trasporti e attività produttive, ha invitato i legislatori a gestire il tema seguendo il criterio della ‘semplificazione’. Inoltre, considerando che ancora oggi si tratta di una realtà in divenire, una normativa che si prefigga di regolare e delimitare la materia deve necessariamente prevedere aggiustamenti e revisioni future.
La direttrice, concentrandosi soprattutto sull’aspetto fiscale della sharing economy, ha dichiarato: “Se posso esprimere un consiglio a questa commissione, è di ragionare per questo mondo con un estremo criterio di semplificazione negli adempimenti, anche a costo di essere meno perfetti, quindi di fare una scelta meno puntuale, meno ‘fiscale’”. La dimensione della fiscalità è quella che presenta maggiori punti oscuri quando si tratta di economia collaborativa, a causa della difficoltà nell’individuare i contribuenti interessati e il reddito imponibile. Un altro aspetto controverso riguarda la soglia di reddito o compenso che dovrebbe permettere la distinzione tra professionisti e privati che svolgono i servizi a titolo occasionale. Secondo Orlandi, una parte degli operatori si sottrae alla tassazione a causa della complessità della materia, al costo indiretto relativo alla documentazione da curare e ai servizi professionali a cui è necessario far ricorso per la sua gestione. Per evitare quindi che parte dei guadagni derivanti da questa economia sfuggano agli oneri della imposizione fiscale è fondamentale “determinare regole semplici di applicazione che permettano a tutti di adempiere a un dovere molto semplicemente”.
Leggi e norme relative alla sharing economy richiedono necessariamente degli aggiustamenti nel tempo, a causa della natura stessa di questo tipo di economia e del suo sviluppo. Orlandi propone di procedere con degli adeguamenti biennali o triennali della normativa, eventualmente attraverso uno strumento legislativo di secondo livello che aggiorni periodicamente le tabelle sulla fiscalità. “Creare norme complesse in una materia che, per sua natura, deve facilitare il rapporto fra cittadini e che non ha normalmente una natura professionale potrebbe essere un grosso limite” dando origine a una serie di fenomeni che sono di sottrazione e di evasione, ha ribadito la direttrice.