Bruxelles – A un mese dal referendum con cui il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione europea, si scopre che la prima delle vittime della Brexit è la sua economia reale. Dopo la vittoria dei “Leave” sta subendo una crisi che non era così significativa dal 2009, l’anno dello scoppio della bolla finanziaria.
A dirlo è uno studio, il “Purchasing Managers’ Indexes” (Pmi) realizzato dalla Markit, compagnia di settore specializzata in analisi mensili sullo stato delle aziende private e che ha analizzato l’andamento economico di oltre 650 imprese britanniche. Il Markit Pmi (Purchasing Managers’ Index), che misura l’attività manifatturiera e dei servizi ed è uno degli indicatori economici più considerati al mondo, si attesta a 47,7, il livello più basso in sette anni, in calo rispetto al 52,4 del mese di giugno.
Mentre l’industria manifatturiera britannica è scesa a 49.1 nel mese di giugno, il dato peggiore degli ultimi tre anni e mezzo, per la prima volta anche la produzione e i nuovi ordini commerciali si sono ridotti notevolmente: non succedeva dal 2012.
Il calo nel settore dei servizi è stato anche più pesante di quello del manifatturiero. Le attività dell’ambito dei servizi e i nuovi ordini sono scesi entrambi a tassi così bassi come non si vedevano da oltre sette anni. Sia la produzione manifatturiera e che i nuovi ordini non erano così fermi dal primo quadrimestre del 2013.
La Brexit ha lasciato il segno anche sulla sterlina, indebolendola. Una moneta meno forte ha portato ad un forte aumento dei prezzi di produzione, a causa principalmente dei maggiori costi di importazione. La debolezza economica viene chiaramente collegata con il voto dello scorso 23 giugno anche dall’economista capo della Markit Chris Williamson. “La crisi, manifestandosi in cancellazioni di prenotazioni, mancanza di nuovi ordini, rinvio o blocco di progetti”, ha spiegato, “non può che essere associata in un modo o nell’altro alla Brexit”.
Esiste, tuttavia, una via di fuga anche nella crisi economica che sta investendo il Regno Unito. “L’unico raggio di sole è la crescita dell’export nel settore manifatturiero che nel migliore dei casi reggerà per i prossimi due anni”, ha aggiunto l’esperto, “allo stesso modo in cui la sterlina debole ha favorito le vendite all’estero, anche se i produttori hanno dovuto affrontare i prezzi più alti delle importazioni”.