Roma – Non è ancora stabilito quando partiranno i negoziati tra Regno unito e Ue per attuare la Brexit, né ci saranno trattative finché la decisione assunta dai sudditi di Elisabetta II non verrà formalizzata dal governo di Theresa May. L’unica certezza è che “l’unitarietà del mercato unico è da considerare assolutamente una linea rossa negoziale”. Così l’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, assicura i deputati delle commissioni Esteri di Camera e Senato che le quattro libertà di circolazione – di persone, merci, servizi e capitali – saranno considerate indivisibili e dunque non ci sarà spazio per richieste britanniche di escludere la libertà di movimento per le persone.
Secondo Massari, la Brexit è “una specie di stress test politico per l’Ue”. Il diplomatico trova “francamente poco probabile” che tra Londra e i 27 si individui una soluzione ricalcata sul modello norvegese – adesione allo Spazio economico europeo – ma non si sbilancia su altre ipotesi. Quali che siano i nuovi rapporti tra Uk e Ue, indica, bisognerà condurre “in parallelo il processo sullo sviluppo futuro dell’Unione”. A partire dalle priorità emerse dal vertice di Berlino tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi, la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese François Hollande: sicurezza e difesa delle frontiere esterne; politiche per la crescita; politiche per i giovani.
Argomenti su cui “si concentrerà il Consiglio informale a 27, il 16 settembre prossimo a Bratislava”, sottolinea l’ambasciatore. È convinto che “l’Unione europea non può permettersi una fase di stallo”, e che “la capacità di azione pratica dell’Ue” debba misurarsi proprio “sulle politiche concrete”. Anche perché “non vedo appetiti di riforma dei trattati con nuovi assetti istituzionali” – indica a chi chiede se la Brexit possa trasformarsi in un’opportunità di rilancio dell’integrazione europea – e anche sul fronte della governance economica, “dal Patto di stabilità e crescita al Fiscal compact, non c’è una volontà di cambiamento delle regole”, quanto un orientamento a “implementare al meglio l’esistente”.
Il percorso dell’integrazione, spiega Massari, è frenato dalla fermezza con cui “le Capitali” tengono in mano le redini del processo decisionale europeo. La fotografia del rappresentante italiano a Bruxelles è di un Consiglio che ha “saldamente nelle mani il timone politico”, e di una Commissione europea che non ha spazio per esercitare “un ruolo propulsivo” ma è costretta a svolgere una funzione di “coordinamento”.
A ciò si aggiunga che “all’interno dei 28, o anche dei 27, ci sono troppe dinamiche che rendono complesso un processo lineare e veloce verso l’integrazione”. Un po’ per colpa della “differente visione dei Paesi membri del centro-est”, un po’ perché anche le capitali più influenti, “Parigi, Berlino e Roma, non hanno sempre posizioni coincidenti”. Tutto ciò porta Massari a pensare che “non necessariamente la Brexit potrà favorire il rilancio dell’integrazione europea”.