Bruxelles – I carteggi sono nascosti nel manubrio e nei fari di due bici. I tedeschi potrebbero scoprirli da un momento all’altro. Ma i due partigiani, Enzo Ianni e Fausto Chericoni, riescono a superare i controlli. E corrono dagli ufficiali britannici che hanno affidato loro la missione. Sui fogli che gli consegnano, sono registrate, meticolosamente, le postazioni dei nazisti sulla Linea gotica occidentale, la fortificazione costruita durante la campagna d’Italia dai tedeschi per proteggersi dall’avanzata degli Alleati. È intorno a questo episodio, di coraggio e cooperazione, che ruota il libro Oases of freedom – La missione della Linea Gotica, di Pierpaolo Ianni, nipote di quell’Enzo che trasportò i carteggi nel 1944.
Il libro racconta di un tempo che oggi sembra lontano, quello in cui la Gran Bretagna non sceglieva una strada diversa da dall’Europa, e anzi era coinvolta totalmente nelle vicende del continente europeo e cooperava con gli altri Stati diventando una guida fondamentale. “Fu una missione voluta da Winston Churchill”, spiega Ianni a Eunews, “che inviò le unità speciali Soe (special operations executive) in Italia. Gli ufficiali britannici si paracadutarono sulla zona delle Alpi apuane e da li diressero le operazioni dei partigiani italiani perché potessero passare loro le informazioni sulla Linea gotica”. L’autore, di questa storia rimasta nascosta nelle pieghe del tempo, ha sentito parlare fin da quando era bambino, grazie ai racconti del nonno. “Era un pilota dell’aeronautica che poi diventò partigiano di Giustizia e libertà” e fu proprio lui a essere scelto dal Maggiore Vivian Robert Johnston per compiere la missione. Come Johnston anche un altro britannico, il Maggiore Gordon Lett, si trovava in territorio apuano, dove aveva organizzato un Battaglione internazionale, dopo essere fuggito da un campo di prigionia. Entrambi “erano uomini di grande umanità, non semplici soldati”, ricorda Ianni che ha inseguito le loro storie dall’Italia fino a Londra.
“Nelle mie ricerche, parlando con molti partigiani italiani, ho notato che ricorreva spesso il nome di questi soldati britannici”, racconta l’autore. Da qui, la decisione di scavare negli archivi londinesi (dal 2009, ai National Archives) per ritrovarsi davanti a “documenti dettagliatissimi” che raccontavano come i partigiani e le brigate internazionali, coordinati dai britannici e con anche l’aiuto degli statunitensi, si mobilitarono per resistere ai soprusi nazi-fascisti nel sanguinoso 1944, l’anno più feroce della Seconda guerra mondiale.
Sono passati più di settant’anni dall’alleanza raccontata nelle pagine del libro di Ianni, e la Gran Bretagna ha detto addio all’Ue. “Il Regno Unito è un attore importantissimo, e lo rimarrà”, dice l’autore che non può dimenticare l’aiuto britannico “storicamente accertato” durante il secondo conflitto mondiale agli Stati in difficoltà. Non solo all’Italia, ma anche alla Francia “che si è potuta liberare perchè il presidente De Gaulle andò in esilio a Londra e da li ricostituì il governo francese”. Le relazioni però, non valgono solo al passato. “Dobbiamo parlare anche al presente e al futuro perché ci sono accordi di ricerca e molti giovani scelgono il Regno Unito per studiare, vivere e lavorare”. “Nonostante Brexit, questo accadrà anche in futuro”, aggiunge Ianni, e l’esito del referendum che va rispettato “non significa che non si possano trovare forme di cooperazione e collaborazione”, soprattutto se si ripensa al passato.