Questa faccenda della radicalizzazione lampo che sembra aver folgorato il carnefice di Nizza come l’accoltellatore ferroviario tedesco fa acqua da tutte le parti e rischia di introdurre concetti tanto fuorvianti quanto pericolosi. La radicalizzazione lampo non esiste come non esiste la conversione lampo a una religione. Non siamo sulla via di Damasco. Qui non è in ballo la religione ma il disadattamento sociale e la psicopatia. I terroristi di Nizza e Würzburg erano persone comunque pericolose e squilibrate. Viene però il dubbio che una presunta radicalizzazione lampo buddista non avrebbe avuto su di loro lo stesso effetto. Non li avrebbe spinti a sterminare cristiani ma chissà forse solo a non calpestare fiori.
Quel che invece esiste ma è diventato tabù denunciare è l’attrazione che l’Islam esercita su queste menti disturbate. E non c’è qui Islam moderato o radicalizzato, di Islam ce n’è solo uno che, anche se in misure diverse, non riconosce l’autorità dello Stato laico e auspica l’avvento di uno Stato confessionale. Lo vediamo anche oggi nel contro-golpe di Erdogan che sta portando l’introduzione forzata in Turchia di regole islamiche, come il velo e altri castighi vestimentari femminili. Senza parlare di altri principi islamici, come l’obbligo per le donne di fare almeno tre figli, di restarsene chiuse in casa o di uscire solo scortate dal marito e la loro dichiarata inferiorità all’uomo. Nelle moschee, in tutte le moschee del mondo, sono anche questi i valori che si predicano. Il credo islamico non è fatto solo dei cinque famosi pilastri: preghiera, ramadan, pellegrinaggio alla Mecca, elemosina e professione di fede. L’Islam è politico, lo è sempre stato e professa un modello ben preciso di società. Come del resto ogni religione. La storia ha fatto la differenza fra come si è diffusa e trasformata la Cristianità e come invece l’Islam. Come la Cristianità, anche l’Islam nasce da una guerra fra conservatori e innovatori e si diffonde per conquista. Ma mentre la Cristianità ha poi dovuto fare i conti con l’Illuminismo, il capitalismo e il socialismo degli Stati moderni, l’Islam è rimasto chiuso in un universo immobile che solo ora si scuote sotto i colpi della globalizzazione economica. Cose già dette da fior di studiosi. Bisogna allora lasciare che i mussulmani trovino la loro via alla modernità. Cercare di andare loro incontro accettando nella nostra società valori che non ci appartengono è un errore.
Per l’Europa l’unica soluzione alla questione islamica come ad ogni altra questione religiosa, resta lo Stato laico, che garantisce a tutti libertà religiosa ma che mantiene la religione nella sfera privata e vieta l’ostentazione pubblica di simboli religiosi, che siano i crocefissi, i burqa o i filatteri. Se ci abituassimo a considerare la religione come il sesso e a lasciare che ognuno la pratichi come vuole ma in privato, sarebbe un grande passo per l’umanità. Nessuno mette in discussione la libertà sessuale di ognuno fintantoché non la si pratica per strada. Perché non deve essere lo stesso per la religione?
Oggi ci siamo abituati a dire che lo Stato laico è ingiusto e che vietare burqa e altri simboli religiosi equivale a limitare la libertà dei credenti. Ma si è mai pensato alla libertà dei laici e dei non credenti, che in Europa restano la maggioranza? Perché il credente ha il diritto di urtare la mia sensibilità con le sue ostentazioni di una fede che nega i miei convincimenti e io non ho la possibilità di proteggermi? Io non vado in giro con “L’origine delle specie” di Darwin appeso al collo. Perché le mie convinzioni laiche devono avere minor considerazione di quelle che preconizzano giudizi universali, vita eterna e vergini a volontà?
A parlare in questi toni oggi ci si procura subito l’accusa di islamofobia. Ma non serpeggia anche una subdola “laicofobia”, dove ormai si comincia a insinuare che chi non ha una fede è un cittadino minore?