Bruxelles – L’emergenza migranti non è finita, ma per affrontarla bisogna ripartire dagli organismi e dalle persone che sul campo la stanno affrontando. È questa la conclusione a cui è giunta la Commissione Libe, Libertà civili, giustizia e affari interni, lunedì e martedì in missione a Malta presso l’Easo, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo.
Il ruolo dell’organismo europeo Easo “sarà rivisto, come abbiamo già fatto con Frontex, creando la Guardia Costiera e di Frontiera”, ha spiegato a eunews.it Cecilie Kyenge, l’europarlamentare dei Socialisti e Democratici, a capo della delegazione. Nell’isola, che tra sei mesi sarà a capo della presidenza del Consiglio europeo, la delegazione bruxellese ha fatto il punto sul funzionamento dell’agenzia dentro il sistema comune europeo di asilo in vista della sua prossima riforma.
“L’Easo fino ad ora è stato un ufficio di sostegno dell’Unione europea in tema di immigrazione”, ha spiegato Kyenge, “l’obiettivo è farlo diventare a tutti gli effetti un’agenzia con uno staff proprio che non dipende più dagli Stati membri”. Entro la fine dell’anno potrebbero arrivare i primi cambiamenti per l’organismo maltese. Lo staff passerà da 100 a 500 persone e non sarà più operativo solo in momenti di emergenza, ma lavorerà in maniera stabile e continuativa. “L’Easo non può rimanere un ufficio che fa semplicemente studi, analisi e ricerche”, ha commentato Kyenge, “deve essere anche molto forte su formazione, informazione, capacity building e dare supporto alle procedure di asilo avviate dagli Stati membri”.
Fino ad oggi la gestione delle domande di asilo è in mano a ogni singolo stato: i richiedenti asilo devono presentare domanda d’asilo nel primo paese di ingresso, salvo che non abbiano famiglia in un altro paese. Lo prevede il Regolamento di Dublino che la Commissione Libe chiede di modificare. Il primo disegno di riforma del sistema comune europeo di asilo è stato presentato dalla Commissione europea lo scorso 4 maggio. L’obiettivo è evitare che i paesi membri si trovino ad affrontare un’eccessiva pressione nel proprio sistema di asilo. La proposta di Palazzo Berlaymont non modifica il concetto di “paese di primo approdo”, che la Commissione Libe chiede, invece, di superare.
“La proposta della Commissione lascia la responsabilità agli stati frontalieri, come Italia e Grecia”, ha detto Kyenge, “ed esce con un’idea che riassumo dicendo ‘chi non accoglie paga’. Si rischia di far passare l’idea che il migrante non accolto abbia un prezzo”. Entro dicembre il Parlamento dovrà presentare un nuovo progetto di riforma. “Sicuramente non arriveremo subito a un puro sistema centralizzato”, ha aggiunto Kyenge, “ma vogliamo avvicinarci il più possibile a questo”.
Il direttore dell’Easo José Carreira ha aggiunto che “i cambiamenti nello statuto dell’Ufficio porteranno a una maggiore responsabilizzazione nell’affrontare l’immigrazione”. Gli stessi numeri dei nuovi flussi fanno pensare che una riforma dell’Easo come del sistema d’asilo sia necessaria. Secondo gli ultimi dati forniti da Frontex nel 2015 più di due milioni di persone hanno attraversato i confini europei. Circa un milione e mezzo invece sono coloro che hanno presentato richiesta di asilo o di qualche forma di protezione. Numeri che hanno messo in difficoltà strutture pensate per compiti meno impegnativi e che oggi si trovano a doversi occupare di qualche milione di richieste di asilo che attendono ancora di essere vagliate.
A Malta la delegazione bruxellese, oltre allo staff dell’Easo, ha incontrato anche le istituzioni maltesi, a partire dal ministro degli Interni Carmelo Abela. “Malta ha sposato tutte le proposte che abbiamo fatto con la nostra iniziativa”, ha assicurato Kyenge, “promettendo di fare della riforma del sistema d’asilo una priorità per il governo dell’isola”.