Bruxelles – Si apre oggi un periodo non facile per alcuni produttori di camion, dopo che la Commissione europea ha scoperto che Man, Volvo / Renault, Daimler, Iveco e Daf hanno infranto le norme antitrust comunitarie. Secondo le accuse di Bruxelles queste aziende per 14 anni si sono messe d’accordo sui prezzi di vendita per scaricare sui consumatori i costi della produzione derivanti dalla messa in conformità dei veicoli alle norme comunitarie sulle emissioni. Ma questo trucco gli costerà caro visto che la multa fissata dall’Antitrust Ue è di 2 miliardi e 926,499 milioni di euro, la più alta mai comminata. La sola a salvarsi è Man, che avendo rivelato l’esistenza del cartello non sarà sottoposta alla multa. Le altre aziende hanno riconosciuto il loro coinvolgimento dopo le accuse di Bruxelles ed hanno accettato di risolvere la questione. “Oggi abbiamo lasciato un segno imponendo ammende record per una grave infrazione”, ha dichiarato la commissaria per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come ha sottolineato il commissario, ci sono più di 30 milioni di camion sulle strade europee, che rappresentano circa i tre quarti del trasporto interno di merci in Europa, svolgendo un ruolo fondamentale per l’economia europea. La competitività del settore europeo dei trasporti è condizionata dai prezzi dei veicoli utilizzati, perciò “non è accettabile” che Man, Volvo / Renault Daimler, Iveco e Daf non si facessero concorrenza tra di loro. “Questo è anche un chiaro messaggio alle aziende che i cartelli non sono accettati”, ha precisato Vestager. La decisione odierna riguarda in particolare il mercato della produzione di camion medi (di peso compreso tra le 6 e le 16 tonnellate) e pesanti (di peso superiore alle 16 tonnellate).
L’indagine della Commissione ha rivelato nello specifico che queste imprese si sono organizzate per il coordinamento dei prezzi a livello di “gross list” per autocarri medi e pesanti nello Spazio economico europeo. Con il termine “gross list” si intende il prezzo di fabbrica dei camion, stabilito da ciascun produttore, che costituisce la base del costo finale. A questo si aggiungono degli “aggiustamenti”, gestiti a livello nazionale e locale. Il prezzo effettivamente pagato dai consumatori è dato dalla somma di queste due parti. Anche la tempistica per l’introduzione delle tecnologie di emissione per i camion medi e pesanti, al fine di rispettare le sempre più severe norme europee sulle emissioni (da Euro III fino ad Euro VI attualmente in vigore), sarebbe stata oggetto di collusione da parte di queste imprese. Infine i produttori di camion in questione si sarebbero accordati per scaricare sui clienti i maggiori costi derivanti dall’adattamento alle nuove tecnologie di emissione necessarie.
La decisione di oggi segue l’invio di una Comunicazione degli addebiti ai produttori camion nel novembre del 2014. Nel contesto di questa indagine i procedimenti sono stati aperti anche nei confronti di Scania, che però non risulta coperta dalla decisione risolutiva di oggi. Per questa azienda l’investigazione proseguirà secondo la procedura antitrust standard.