Roma – L’accordo tra Bruxelles e Ankara per la gestione dei migranti “deve essere superato perché non ci sono i presupposti giuridici né politici” per mantenerlo. Durante la cerimonia del ventaglio, il tradizionale saluto della stampa parlamentare prima della pausa estiva, la presidente della Camera, Laura Boldrini, torna a puntare il dito contro l’intesa tra l’Unione europea e la Turchia, perché è “inaccettabile questo giro di vite antidemocratico” messo in atto dal presidente Recep Tayyipp Erdogan in risposta al tentato golpe di venerdì scorso.
Per l’inquilina di Montecitorio, “la comunità internazionale ha fatto bene a condannare il tentativo di golpe, perché dai colpi di Stato non può nascere nulla di democratico”. Tuttavia, “giudici sospesi e migliaia di persone arrestate arbitrariamente”, non sono “un modo di fare giustizia ma è repressione”, cosa “intollerabile per un Paese che dice di voler entrare nell’Unione europea”.
Questa stretta delle autorità di Ankara rende “difficile considerare la Turchia un paese sicuro” per i richiedenti asilo, sottolinea Boldrini, “perché quanto sta accadendo dimostra che non ci sono i presupposti dello stato di diritto”. Di fronte a questa situazione, l’Ue deve assumere “la gestione diretta dei rifugiati. Se non lo fa”, ammonisce la terza carica dello Stato, “perderà la propria autorevolezza e la propria reputazione”.
Boldrini coglie l’occasione per rilanciare l’idea di un’Europa a due velocità come “l’unico modo per evitare ulteriori abbandoni” dopo la decisione britannica di lasciare l’Ue. Prende atto che “non ci sarà una sedicesima firma” a sostegno del suo appello per il federalismo europeo, sottoscritto appunto da 15 presidenti di altrettante Assemblee parlamentari dei Paesi membri. “Questa è la fotografia attuale” di chi è disposto a ulteriori condivisioni di sovranità per far uscire il progetto europeo da “uno stallo che non possiamo permetterci”, e chi invece vuole mantenere una posizione di “retroguardia”. Quest’ultima, per la presidente, è una posizione legittima, ma non può impedire a chi invece vuole essere “avanguardia” di andare avanti.