Bruxelles – Il Fondo monetario internazionale taglia le stime di crescita mondiale per il 2016 e il 2017 rispettivamente al 3,1% e al 3,4%, rispetto al 3,2% e al 3,5% indicati lo scorso aprile, come conseguenza del clima di incertezza che la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione europea si porta dietro.
Secondo l’aggiornamento al World Economic Outlook: “Il voto della Brexit ha determinato una sostanziale insicurezza economica, politica e istituzionale che è destinato ad avere conseguenze macroeconomiche negative, specialmente nelle economie europee avanzate”. Il taglio delle previsioni, di 0,1 punti percentuali per entrambi gli anni, avrà una ricaduta negativa anche per l’Italia, il cui Pil crescerà dello 0,9% quest’anno e dell’1,0% nel 2017.
Nonostante non sia molto facile quantificare le potenziali ripercussioni che la Brexit potrebbe avere sull’economia mondiale, il Fmi vede una crescita nella zona euro dell’1,6% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017, a fronte dei rispettivi +1,5% e +1,6% stimati in aprile.
Infatti, spiega il Fondo, nell’area dell’euro la crescita “è stata superiore al previsto” nel primo trimestre, “riflettendo una forte domanda domestica e un rimbalzo di alcuni investimenti”.
Tra le economie della zona euro, il Fmi stima che il Pil della Germania crescerà dell’1,6% nel 2016 e del 1,2% nel 2017. Per la Francia la crescita prevista farà registrare un +1,5% nel 2016 e al +1,2% nel 2017. La Spagna dovrebbe crescere del 2,6% nel 2016 e del 2,1% nel 2017, con il Fmi che ha lasciato invariato rispetto ad aprile il dato di quest’anno e ha rivisto in calo di 0,2 punti quello del prossimo.
Infine, anche l’economia britannica si espanderà dell’1.7% quest’anno, 0,2 % punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile. Per l’anno prossimo la crescita del paese si fermerà all’1,3% , meno 0,9 punti in meno rispetto alle ultime previsioni.
“Lo shock del Brexit arriva nel mezzo di vecchie questioni irrisolte per il settore bancario”, aggiunge il Fmi, “in particolare per le banche italiane e portoghesi. Turbolenze protratte sui mercati finanziari e l’aumento globale dell’avversione al rischio potrebbe avere severe ripercussioni macroeconomiche, con un’intensificazione di tensioni bancarie, in particolare nelle economie vulnerabili”.