Bruxelles – Gli sviluppi delle ultime ore sono senza dubbio da condannare, ma non è interesse dell’Europa congelare i rapporti con la Turchia. È una reazione improntata alla realpolitik quella del commissario europeo all’allargamento, Johannes Hahn, di fronte alle notizie sugli arresti di massa e sulla possibile reintroduzione della pena di morte che arrivano in queste ore da Ankara come reazione al fallito golpe militare della notte tra venerdì e sabato. “Vorrei ricordare che la Turchia ha bisogno dell’Europa come l’Europa ha bisogno di un buon rapporto con la Turchia”, ha sottolineato Hahn in audizione davanti alla commissione Affari esteri del Parlamento europeo, replicando alle dure condanne giunte praticamente unanimi da ogni schieramento politico: “Non abbiamo interesse – ha ribattuto il commissario – ad allontanarci dalla Turchia, c’è un do ut des positivo per entrambi”.
“La geografia è un destino: la Turchia è nostra vicina e noi siamo vicini della Turchia e “non possiamo non dialogare con i nostri vicini, la situazione politica è quella che è”, ha insistito il membro della squadra Juncker, secondo cui “la stabilizzazione politica nei Paesi vicini è per noi un’assoluta priorità” ed “è nel nostro interesse”. Tanto più alla luce dell’accordo sull’immigrazione, che a partire dallo scorso 20 marzo ha fatto crollare il numero degli arrivi di migranti attraverso l’Egeo sulle isole greche. “Abbiamo investito moltissimo, in tutti i sensi per contenere i flussi migratori e sarebbe fatale per noi vedere nascere dalla Turchia un considerevole flusso migratorio”, ha fatto i conti con la realtà il commissario. Anche perché, ha ricordato, “la Turchia è insieme all’Egitto dal punto di vista della popolazione il Paese vicino con il maggiore potenziale, in senso positivo e negativo”. In sostanza, il precipitare della situazione nel Paese comporterebbe non solo la fine dell’attuale accordo con Ankara sull’immigrazione, ma anche il rischio di arrivi di massa da un Paese che ha quasi 80 milioni di abitanti. Qualcosa che l’Europa decisamente non può permettersi.
Dunque bisogna agire per contribuire a stabilizzare la Turchia e bisogna farlo in fretta, visto che “il 15% del Pil turco viene dal Turismo e il turismo dall’Ue è praticamente crollato” e “alcune aziende hanno già lasciato il Paese alla luce degli sviluppi politici” che si sono registrati negli ultimi mesi. “Il sistema – ha sottolineato Hahn – deve continuare a funzionare”, anche perché “per noi la Turchia è il sesto partner commerciale e l’Europa per la Turchia è dei gran lunga il primo”. Per questo l’Ue, ha spiegato il commissario, “lavora senza fare tanto rumore per approfondire e ampliare l’unione doganale, così che le condizioni economiche si possano consolidare”. Insomma, “più sono stretti i rapporti economici più riusciremo a rendere attraente la Turchia per gli investitori esteri”. Elemento che costituirebbe anche un aiuto “per consolidare lo stato di diritto perché si può essere una destinazione interessante per gli investitori solo se lo stato di diritto nel Paese è solido”.
Gli interessi incrociati di Ue e Turchia significano che si deve fingere di non vedere gli sviluppi degli ultimi giorni? Affatto, ha assicurato Hahn, responsabile dell’allargamento e dunque dei negoziati sull’accesso, ribadendo che “è chiarissimo che la reintroduzione della pena di morte è un motivo di esclusione a priori dai negoziati quindi dalla prospettiva di aderire all’Ue”. Da parte nostra, ha continuato, “insistiamo sul rispetto degli accordi e ci prepariamo sui vari capitoli ma tutto viene messo in ombra dagli ultimi avvenimenti e dovremo vedere come evolveranno le cose nei prossimi mesi”.