Bruxelles – Il bail in è valido e la ripartizione degli oneri del salvataggio di una banca tra azionisti e creditori subordinati “non viola il diritto dell’Unione”. Gli Stati però “conservano la facoltà di notificare alla Commissione progetti di aiuto di Stato” che l’esecutivo comunitario può autorizzare “in circostanze eccezionali”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Ue con una sentenza che riguarda le banche slovene ma che serve anche a chiarire la situazione per quanto riguarda gli istituti italiani e il braccio di ferro che va avanti da tempo tra il governo di Mattero Renzi e Bruxelles sugli eventuali aiuti di Stato alle banche in difficoltà. Certo le “circostanze eccezionali” restano da essere definite, per questo la Corte osserva che la Commissione “nell’esercizio del proprio potere discrezionale”, può “adottare orientamenti al fine di stabilire i criteri in base ai quali essa intende valutare la compatibilità, con il mercato interno, di misure di aiuto previste dagli Stati membri”. E quando l’esecutivo prende una decisione del genere crea un precedente e da quel momento in poi “si autolimita nell’esercizio di detto potere discrezionale”, nel senso che, se un altro Paese Ue le notifica un progetto di aiuto “conforme a dette norme”, la Commissione dovrà “in linea di principio, autorizzare il progetto”.
Questo naturalmente, continua la Corte, “non dispensa la Commissione dall’obbligo di esaminare le specifiche circostanze eccezionali che uno Stato membro invoca”, e ogni Paese conserva la facoltà di notificare “progetti di aiuto di Stato che non soddisfano i criteri previsti” dalle regole sul bail-in che Bruxelles appunto può autorizzare “in circostanze eccezionali”. Ne consegue, conclude la Corte, che la comunicazione sul settore bancario “non è idonea a creare obblighi autonomi in capo agli Stati membri e non ha pertanto effetti vincolanti nei loro confronti”.